Giornalista dalla rimarchevole immediatezza comunicativa, coniugando acutezza, semplicità ed una certa ironia gentile, Gianni Minà ci ha lasciati lo scorso lunedì, 27 marzo. Nato a Torino nel 1938, Minà debuttò come giornalista sportivo nel 1959, all’interno di Tuttosport (che diresse in seguito per due anni, dal 1996 al 1998), entrando poi in Rai, per la quale seguì sette Olimpiadi, otto mondiali calcistici e numerosi incontri mondiali di boxe, distinguendosi in particolare per la realizzazione di reportage e documentari che andavamo a trovare rilevante spazio all’interno di rubriche televisive quali Tv7, Dribbling, Odeon. Tutto quanto fa spettacolo, Gulliver, senza dimenticare la partecipazione alla creazione del programma L’altra domenica insieme a Renzo Arbore e Maurizio Barendson, che andò in onda sul secondo canale dal 1976 al 1979, così come, sempre la domenica pomeriggio, Blitz (1981-1984), innovativa trasmissione al cui interno venivano affrontate varie tematiche, musica, sport, spettacolo, attualità, e che vide in qualità di ospiti la presenza di molti personaggi famosi e della quale Minà, oltre che conduttore, coadiuvato da Milly Carlucci prima e Carla Urban poi, fu anche autore, con Giovanni Minoli, col quale aveva già collaborato all’interno di Mixer (1980-1988, sempre seconda rete) ed Aldo Bruno.
Piuttosto che elencare quel che Minà andò a realizzare nell’ambito televisivo, andrei a concludere questo breve ricordo ponendone in rilievo la pregevole attività documentaristica, che ci ha consentito di approfondire la conoscenza, quando non di scoprire vari accadimenti inediti, sul cosiddetto “sud del mondo”, ma anche riguardo personaggi del mondo dello sport, per il tramite di una “visione altra”, espressa attraverso opere spesso incluse nei programmi dei principali festival (al 57mo Festival di Berlino, nel 2007, gli venne conferito il premio onorario Berlinale Kamera), quali, fra le altre, Cassius Clay, una storia americana (1982), Facce piene di pugni (1985), Un giorno con Fidel (1987), In viaggio con Che Guevara (2003), Immagini dal Chiapas (1996).
L’ha ripubblicato su Lumière e i suoi fratelli.
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