
Si è conclusa la 96ma edizione degli Academy Awards®, la cui cerimonia di premiazione si è svolta a Los Angeles, Dolby Theatre, Hollywood & Highland Center, condotta da Jimmy Kimmel.
Oppenheimer di Christopher Nolan ha conseguito sette statuette su tredici candidature, Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Attore (Cillian Murphy), Miglior Attore non Protagonista (Robert Downey Jr.), Miglior Colonna Sonora (Ludwig Göransson), Miglior Fotografia (Hoyte van Hoytema) e Miglior Montaggio (Jennifer Lame), cui seguono le quattro di Povere creature! (Emma Stone Miglior Attrice; Miglior Scenografia, James Price e Shona Heath; Migliori Costumi, Holly Waddington; Miglior Trucco e Acconciature, Nadia Stacey, Mark Coulier e Josh Weston).
La zona d’interesse di Jonathan Glazer ne ha conseguite due, Miglior Suono (Tarn Willers e Johnnie Burn) e Miglior Film Internazionale, rendendo così un nulla di fatto ai nostri colori, rappresentati da Io capitano di Matteo Garrone.
Miglior Film d’Animazione è risultato Il ragazzo e l’airone di Hayao Myazaki, mentre Anatomia di una caduta è stato premiato per la Miglior Sceneggiatura Originale, opera della regista Justine Triet e di Arthur Harari.
A bocca asciutta, purtroppo, Martin Scorsese e il suo Killers of the Flower Moon, pur forte di dieci candidature, comunque credo che la vittoria di Hoppenheimer abbia reso il giusto merito a Christopher Nolan, tra i pochi autori inclini ad affidarsi al cinema in quanto tale, fonte di appagamento visivo e narrativo, ricercando la complicità degli spettatori, un invito a “stare al gioco” offrendo in cambio un’atmosfera realistica ed immersiva, tra intrattenimento e autorialità.
In conclusione, volgendo lo sguardo all’elenco dei premi assegnati, mi par di notare come l’Academy abbia ritrovato un certo interesse per l’espressività cinematografica in quanto tale, prendendo le distanze da quanto perpetrato nel corso di questi ultimi anni, ovvero il barcamenarsi, spesso e volentieri, tra un colpo al cerchio del politicamente corretto ed un colpo alla botte della spettacolarità industrializzata.
Miglior Film: Oppenheimer. Miglior Regia: Christopher Nolan (Oppenheimer). Miglior Attore: Cillian Murphy (Oppenheimer). Miglior Attrice: Emma Stone (Povere creature!). Miglior Attore non Protagonista: Robert Downey Jr. (Oppenheimer). Miglior Attrice non Protagonista: Da’Vine Joy Randolph (The Holdovers).
Miglior Sceneggiatura Originale: Anatomia di una caduta (Justine Triet e Arthur Harari). Miglior Sceneggiatura Non Originale: American Fiction (Cord Jefferson). Miglior Colonna Sonora: Oppenheimer (Ludwig Göransson). Miglior Canzone Originale: What Was I Made For? (da Barbie, musica e testi di Billie Eilish e Finneas O’Connell).
Miglior Fotografia: Oppenheimer (Hoyte van Hoytema). Miglior Suono: La zona d’interesse (Tarn Willers e Johnnie Burn). Miglior Scenografia: Povere creature! (James Price e Shona Heath; decorazioni scenografiche: Zsuzsa Mihalek). Migliori Costumi: Povere creature! (Holly Waddington). Miglior Montaggio: Oppenheimer (Jennifer Lame).
Miglior Trucco e Acconciature: Povere creature! (Nadia Stacey, Mark Coulier e Josh Weston). Migliori Effetti Visivi: Godzilla Minus One (Takashi Yamazaki, Kiyoko Shibuya, Masaki Takahashi e Tatsuji Nojima). Miglior Film internazionale: La zona d’interesse (Regno Unito)
Miglior Film d’animazione: Il ragazzo e l’airone (Hayao Myazaki). Miglior Documentario: 20 Days in Mariupol (Mstyslav Chernov, Michelle Mizner e Raney Aronson-Rath). Miglior Cortometraggio: The Wonderful Story of Henry Sugar (Wes Anderson e Steven Rales).
Miglior Cortometraggio d’animazione: War Is Over! Inspired by the Music of John & Yoko (Dave Mullins e Brad Booker). Miglior Cortometraggio Documentario: The Last Repair Shop (Ben Proudfoot e Kris Bowers).






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