Nadia Cassini (Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=4752149)

Ci ha lasciato l’attrice Nadia Cassini (Gianna Lou Müller all’anagrafe, Woodstock, 1949), morta lo scorso martedì, 18 marzo, a  Reggio Calabria. Figlia di ballerini e attori di vaudeville, lasciò presto la famiglia e intraprese vari lavori per mantenersi, ballerina, cantante di night club, fotomodella, indossatrice. Una volta giunta a Roma, verso la fine degli anni ‘60, diede inizio alla sua carriera cinematografica con una piccola parte ne Il divorzio di Romolo Guerrieri (1970), per poi subito dopo divenire protagonista del film Il dio serpente, diretto da Piero Vivarelli, che si ricorda soprattutto per la colonna sonora di Augusto Martelli.

Seguirono altre partecipazioni in pellicole dai titoli alquanto fantasiosi e  coloriti (Mazzabubù… Quante corna stanno quaggiù?, Mariano Laurenti; Quando gli uomini armarono la clava e… con le donne fecero din-don, Bruno Corbucci, entrambi del 1971), proseguendo via via nel proporsi in vari film della nostrana “commedia sexy”, tra colonnelli infoiati, militari col chiodo fisso e alunni ballerini, nonché, ovviamente, in pieno delirio ormonale.  Non riuscì quindi a smarcarsi, credo consapevolmente, dal ruolo seriale di “desiderio erotico”, ovvero la rappresentazione di come per molti italiani l’evoluzione sessuale andasse a materializzarsi nello sbirciare sotto le gonne della fanciulla avvenente di turno o spiarne le fattezze dal buco della serratura, tra svestizioni e docce infinite.

D’altronde, come già riportato da vari giornali, la stessa attrice, con profonda ironia, velata però da una certa amarezza, in una delle sue ultime interviste andò a dichiarare “avevo il sedere più bello del mondo, ma non ho avuto altrettanto culo nella vita”.  Il suo ultimo film fu  Giovani, belle… probabilmente ricche (Michele Massimo Tarantini, 1982). La carriera di Nadia Cassini interessò anche il piccolo schermo, dove esordì nel 1977 (Quantunque io), partecipando in seguito a vari spettacoli, quali Studio ’80 (Rete 1, 1980), Ridiamoci sopra (Canale 5, 1982), Zim Zum Zam (Rai 1, 1983)  Premiatissima (Canale 5, 1983), Drive In (Italia 1, 1984), Risatissima (Canale 5, 1985), per poi, dopo aver lavorato nella televisione francese, ritirarsi definitivamente dalle scene sul finire degli anni ‘80.

2 risposte a “Un ricordo di Nadia Cassini”

  1. Di tutta la sua parabola esistenziale, che non le ha risparmiato grandi tribolazioni oltre ai grandi successi professionali, a me piace il fatto che nacque a Woodstock da una coppia di ballerini di Vaudeville e che la sua mamma fosse di origini siciliane, si chiamava Noto di cognome, vabbe’ il padre era di origini tedesche, il signor Muller. La cosa bella dicevo e’ che nonostante svariate peripezie che ricordano Ulisse, dall’approdo in Italia all’incontro dell’uomo che sara’ il padre di sua figlia e suo marito, in Grecia ( un attore greco), sia morta in un luogo incantevole vicino a Reggio Calabria. Sua figlia poi l’ha chiamata Cassandra. Sembra quasi che avesse nella sue linee della mano un destino di icona tragica e una sorta di predestinazione fatale. Woodstock e’ il simbolo della liberazione sessuale e del mito “sex and drugs and rock and roll” e di fatto cadde nelle dipendenze in una fase in cui si era ritirata dalle scene. Aveva sicuramente un fascino magnetico e una bellezza molto fresca e leggera che ha usato per quello che offriva il mercato e si e’ prestata senza naso all’insu’. Non e’ mai sembrata altera e distante come altre stars del genere che se la tiravano non poco. Vedi la Fenech, la Rizzoli etc. Leggo su Wikipedia che aveva un carattere molesto e qui mi viene da dire, ma quanto sono misogini quelli che scrivono su Wikipedia? Secondo me andrebbero denunciati per diffamazione!

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    1. Avatar Antonio Falcone
      Antonio Falcone

      Buon pomeriggio Barbara, concordo su tutto. Era anche piuttosto poliedrica, sapendo cantare e ballare (ricordo, tra l’altro, la partecipazione televisiva a “Quantunque io”), senza come giustamente hai osservato, ostentazioni da “diva”, anzi a mio avviso era dotata di una discreta ironia ed autoironia, doti non comuni nel mondo dello spettacolo in genere. Grazie, un saluto.

      Antonio

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