(Ufficio Stampa)

La Onni Srl, in collaborazione con la Famiglia Rossellini, ha annunciato il progetto Tornerà la primavera in occasione degli 80 anni di Roma città aperta di Roberto Rossellini, proiettato per la prima volta il 24 settembre 1945 al Teatro Quirino di Roma. Ecco allora che il 24 settembre prossimo, proprio al Teatro Quirino, avrà luogo una serata di gala, aperta al pubblico, per festeggiare il film e il suo regista. Alla presenza delle istituzioni e di vari ospiti, interverranno, tra gli altri, Isabella Rossellini, Alessandro Rossellini, il critico cinematografico Steve Della Casa, Lidia Vitale. Quest’ultima ricorderà Anna Magnani con l’estratto di un suo monologo teatrale. Per rispettare la volontà del regista di tenere la città di Roma al centro della narrazione, la Onni Srl, in collaborazione con l’Associazione Quattropassi, organizzerà inoltre delle visite guidate nelle location legate alla pellicola, ai suoi protagonisti, scorci insoliti ma significativi.

Ad anticipare l’ evento di settembre, una proiezione estiva del film nel cuore di Roma, nella storica manifestazione Il Cinema in Piazza, promossa dalla Fondazione Piccolo America, a Piazza San Cosimato, dove il 4 giugno verrà inaugurata una retrospettiva dedicata ai film di Roberto Rossellini, ogni mercoledì fino al 9 luglio. Ad introdurre la pellicola, oltre ad Alessandro Rossellini, la regista Susanna Nicchiarelli e gli architetti fondatori dello studio Labics, Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori, insieme all’architetto Roberto Pantaleoni del collettivo Architettura Orizzontale. Moderatore sarà il giornalista e critico cinematografico Damiano Panattoni. A novembre invece, insieme ad ANEC Lazio e al Cinema Adriano di Roma, è prevista una giornata dedicata alle nuove generazioni, nel cui ambito il film sarà oggetto di una masterclass: personalità e addetti ai lavori incontreranno le classi dell‘Istituto Cine-TV Roberto Rossellini e del Centro Sperimentale di Cinematografia, per analizzare, discutere e rivisitare in chiave creativa e moderna alcune sequenze del film.

Anna Magnani e Roberto Rossellini (Ufficio Stampa)

Roma città aperta credo possa considerarsi il film simbolo di una nazione, del suo popolo, dei suoi valori, della Resistenza e di una nuova Italia che nasceva dal dolore della guerra, così come del Neorealismo cinematografico in qualità d’inedita espressione della nostra cultura (la pellicola vinse il Grand Prix al Festival di Cannes del 1946 e ottenne una nomination all’Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale). La leggenda narra che il film fosse stato girato su di un pellicola trovata in giro, scaduta, comprata al mercato nero, ed in effetti quando alla Cineteca Nazionale, nel 2004, riemerse un negativo, si poté verificare come si trattasse proprio dei resti di una pellicola di diversa provenienza, confermando così di essere tornati in possesso proprio del negativo originale.

Il film venne realizzato da Rossellini a partire dal settembre ’44, tre mesi dopo la liberazione della capitale, una volta che ebbe persuaso la contessa Chiara Politi, amministratrice delegata della Cis Nettunia (Compagnia Italiana SuperFilm Nettunia), a produrre un film di ambientazione attuale di cui egli stesso sarà il regista. La prima idea della storia di Roma città aperta risale a un soggetto dello scrittore, giornalista e critico letterario Alberto Consiglio (1902-1973), La disfatta di Satana, ispirato alla figura di Don Pietro Pappagallo, trucidato dai nazifascisti alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. Il soggetto di Consiglio, ribattezzato Ieri, doveva essere il primo dei due episodi di Ieri – Domani, titolo del progetto iniziale.

Anna Magnani e Aldo Fabrizi (film diretto da Roberto Rossellini e prodotto da Excelsa Film, Public domain, via Wikimedia Commons)

Un secondo soggetto, attualmente perduto, era di Ivo Perilli, Turi Vasile (non accreditato) e Rossellini, ma pare che non ne sia rimasta traccia nella sceneggiatura. I due soggetti vennero acquistati dalla Cis Nettunia, ma la struttura ad episodi fu rapidamente abbandonata e si decise di intrecciare le vicende di personaggi diversi in una storia di più ampio respiro, nella quale andassero a convergere vari accadimenti intrecciati tra loro, lasciando fluire la vitale irruenza di una visione della realtà non artefatta, spietatamente documentata nel suo stato attuale, che, senza filtri o artifici, riesce a raggiungere livelli di pathos altissimi, ambientata durante l’occupazione nazista della Capitale. Alla sceneggiatura, basata sul soggetto originario, lavorarono dal dicembre 1944 Sergio Amidei, Consiglio, Celeste Negarville e lo stesso Rossellini, cui si aggiunsero il giornalista e scrittore Ferruccio Disnan e Federico Fellini, una volta che Aldo Fabrizi accettò di essere uno dei protagonisti del film.

Infatti Disnan e Fellini, a quell’epoca, lavoravano già da anni per l’attore romano, collaborando alle stesure dei film che interpretava. In seguito, Disnan si ritirò dal film per dissapori con Amidei. Nel febbraio del 1945 il titolo divenne Città aperta e dopo la metà di aprile assunse quello quasi definitivo di Roma, città aperta (inizialmente citato con la virgola). Le riprese, avvenute in condizioni precarie (si girava per lo più in mezzo alla strada o in teatri di posa improvvisati, vista l’inagibilità di Cinecittà), terminarono ai primi di giugno del 1945; la prima proiezione pubblica si tenne, come su scritto, al Teatro Quirino a Roma, il 24 settembre. Don Pietro Pellegrini (interpretato da Aldo Fabrizi) in fase di sceneggiatura non fu modellato sulla figura di Pappagallo, ma su quella di Don Giuseppe Morosini, anch’egli impegnato ad aiutare la Resistenza, arrestato dalla Gestapo in seguito a delazione, torturato e fucilato il 3 aprile 1944 a Forte Bravetta.

Secondo Stefano Roncoroni, fu una “sostituzione in corsa”, “sicuramente dovuta alla volontà di non richiamare il luogo reale dov’era morto Don Pappagallo, le Fosse Ardeatine, non rievocando quindi la causa che le aveva prodotte, ovvero l’attentato di via Rasella (La storia di Roma città aperta, Cineteca di Bologna – Le Mani, Recco 2006, p. 26). Il personaggio di Pina, per cui si era pensato inizialmente a Clara Calamai, venne poi assegnato ad Anna Magnani, ma non era previsto nel soggetto e fu inserito solo durante la stesura della sceneggiatura, ispirato dalla figura di una popolana romana, Teresa Gullace. Madre di cinque figli e in attesa di un sesto, fu uccisa da un soldato tedesco il 3 marzo 1944, mentre tentava di consegnare un pezzo di pane al marito Girolamo, tra i “rastrellati” e condotti nella caserma dell’81° Fanteria di Viale Giulio Cesare (la sua storia è narrata nel bel docufilm Anna, Teresa e le Resistenti, di Matteo Scarfò). Amidei racconta di avere letto la notizia dell’assassinio della donna riportata da l’Unità il 15 marzo.

Fabrizi e Magnani con la loro interpretazione, vivida, intensa, partecipe, hanno reso indimenticabili scene quali la straziante uccisione di Pina, o la commovente e composta esecuzione di Don Pietro, il quale si rende simbolo di una ritrovata coscienza e di una moralità dal valore universale (“Non è difficile morire bene, difficile è vivere bene”, saranno le sue ultime parole), per un film ancora oggi estremamente coinvolgente, che non solo mantiene nel tempo la sua indubbia dimensione di capolavoro sempre amato dal grande pubblico, ma aiuta anche a preservare il ricordo su un periodo storico del nostro paese, al di là di facili revisionismi e calcolati oblii, sempre più all’ordine del giorno. Come disse Jean-Luc Godard, “Con Roma città aperta l’Italia ha riconquistato il diritto di guardarsi di nuovo in faccia”.

Roma città aperta, Roberto Rossellini (Italia/1945, 100’). Soggetto: Sergio Amidei, Alberto Consiglio, Ivo Perilli. Sceneggiatura: Sergio Amidei, Roberto Rossellini, Federico Fellini, Ferruccio Disnan. Fotografia: Ubaldo Arata. Montaggio: Eraldo Da Roma. Interpreti: Anna Magnani (Pina), Aldo Fabrizi (Don Pietro Pellegrini), Vito Annichiarico (Marcello), Nando Bruno (Agostino, il sagrestano), Harry Feist (Maggiore Fritz Bergmann), Francesco Grandjacquet (Francesco), Maria Michi (Marina Mari), Marcello Pagliero (Ingegner Manfredi), Eduardo Passarelli (brigadiere metropolitano), Carlo Sindici (questore), Giovanna Galletti (Ingrid).

Immagine di copertina: Anna Magnani (Ufficio Stampa)

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  Tornerà la primavera, ideato e prodotto dalla Onni Srl si avvale della collaborazione del Centro Sperimentale di Cinematografia, di Cinecittà S.p.a., della Fondazione Piccolo America, dell’Istituto Cine-TV Roberto Rossellini, di ANEC Lazio e del supporto e partnership del Teatro Quirino.

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