Diretto da Dino Risi e sceneggiato dal Gotha della cinematografia italiana dell’epoca (lo stesso Risi, Age, Scarpelli, Maccari, Elio Petri, Ettore Scola), il film I mostri è una caustica satira ai limiti del cinismo su tutte le “mostruosità” proprie della società italiana degli anni Sessanta, che reagisce alla trasformazione conseguente al boom economico adattandosi velocemente a nuovi parametri di comportamento, che ormai prevalgono sugli antichi valori di riferimento; non mancano poi critiche al mondo politico, sia in generale, sia all’allora partito di maggioranza.

Operazione antropologica dai toni quasi lombrosiani, il film si articola in venti episodi, non collegati tra loro e dalla struttura variabile da semplice sketch ad articolato racconto, interpretati da Vittorio Gassman ed Ugo Tognazzi, ora alternativamente, ora insieme; tra tutti, particolarmente significativi: L’educazione sentimentale (un padre, Tognazzi, insegna l’arte del saper vivere al figlio, dal pagare due paste dopo averne mangiate sei, al fingersi mutilato di guerra per evitare la fila alle giostre e pagare metà biglietto; il figlio apprenderà tanto bene la lezione che, una volta adulto, ucciderà il padre dopo averlo derubato).

Che vitaccia! (un baraccato romano, Gassman,vive ai limiti dell’indigenza, con prole numerosa e moglie incinta; si dispera per la sua miseria e per un figlio che sta sempre male, salvo poi spendere i soldi necessari a pagare dottore e medicine per andare allo stadio); La giornata dell’onorevole (un deputato, Tognazzi, probo e morigerato, ospite fisso in un convento di frati, si inventa vari impegni per impedire che un anziano generale gli consegni un dossier sulla compravendita di alcuni terreni, che dimostrerebbe una truffa ai danni dello Stato, in cui lo stesso onorevole è coinvolto).

La musa (la giuria di un concorso letterario premia un rozzo autore sconosciuto, per le insistenze della presidentessa (interpretata dallo stesso Gassman), sua amante); L’oppio dei popoli (un uomo, Tognazzi, è tanto preso dalla visione di uno sceneggiato televisivo da non accorgersi che la moglie riceve l’amante nella stanza accanto).

Nel ’77, con I nuovi mostri, quattordici episodi diretti da Scola, Monicelli, Risi, si tenta un aggiornamento, ma l’analisi impietosa della realtà che ci circonda lascia il posto ad un teatrino di figure tanto paradossali da non essere credibili.

Del 2009 è I mostri oggi, di Enrico Oldoini, che dei due film vorrebbe essere una sorta di omaggio-citazione, visto che ne riprende alcuni episodi: per niente incisivo, senza alcun riferimento all’attuale situazione politica, è un ritratto compiaciuto dei vizi nostrani, con un valido gruppo di attori (Bisio, Abatantuono, Finocchiaro) al servizio di una sceneggiatura ed una regia inconcludenti, con sketch prevedibili dal tono più cabarettistico che cinematografico. La commedia all’italiana, con qualche eccezione, sembra ormai vivere solo nei ricordi degli uomini di buona volontà.

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