
Dopo la regista Agnès Varda nel 2015, Clint Eastwood, Manoel de Oliveira, Woody Allen e Bernardo Bertolucci negli ultimi anni, il 69mo Festival di Cannes (l’inaugurazione domani, mercoledì 11 maggio), renderà ora omaggio all’attore francese Jean-Pierre Léaud, cui verrà consegnata la Palma d’Oro d’Onore nel corso della cerimonia di premiazione, domenica 22 maggio. Léaud è stato l’alter-ego di François Truffaut, nei panni di Antoine Doinel, fin dall’opera d’esordio del regista, Les quatre-cents coups, 1959, una delle pellicole iniziatrici della Nouvelle Vague, la “nuova onda” che rivoluzionò la storia del cinema, francese ma non solo, portando avanti la “ politica degli autori” (i diritti dell’autore-regista, padrone del linguaggio cinematografico e quindi creatore del film), e poi in altri quattro film sempre diretti da Truffaut, rappresentandone ogni inquietudine o rovello interiore: Antoine e Colette (episodio del film L’amour à vingt ans, 1962), Baisers volés (1968), Domicile conjugal (1970) ed infine L’amour en fuite (1978). Importante anche la sua collaborazione con Jean-Luc Godard, come aiuto regista (non accreditato) e poi protagonista di molti suoi film (fra i quali Masculin, féminin, 1966; La chinoise, 1967; Saint-Just in Week-end, 1967). La sua aria sfrontata e disincantata al contempo ne ha fatto in tempi recenti l’interprete ideale di opere come Che ora è laggiù? (Ni nei pien chi tien, Tsai Ming-liang, 2001) o Le pornographe (Bertrand Bonello, 2001), senza dimenticare Miracolo a Le Havre (Le Havre, Aki Kaurismäki, 2011), il più recente film cui Léaud ha preso parte.





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