Anna

Presentato lo scorso 22 novembre al Rome Independent Film Festival, Anna, scritto e diretto da Federica D’Ignoti, è un cortometraggio particolarmente riuscito, sia per la sagacia espressa già in fase di scrittura, sottesa di una sottile ironia, con dialoghi piuttosto curati (rimarcati dall’assenza della colonna sonora, presente solo nel finale, in guisa di opportuna sottolineatura), sia per una regia agile ed attenta alle interpretazioni attoriali, con una messa in scena complessiva avvalorata dalla vivida fotografia di Daniele Ciprì e da un montaggio piuttosto fluido (Claudio Di Mauro). La vicenda prende piede in quello che sembra essere lo studio di uno psicologo (Pietro De Silva), il quale è intento ad ascoltare e ad annotare su un taccuino quanto sta raccontandogli Anna (Valentina Lodovini), come sia stata lasciata da colui che riteneva l’amore della sua vita, Andrea, conosciuto in seguito ad un appuntamento al buio.
Il sogno di aver incontrato il principe azzurro, spiega la donna  allo psicoterapeuta, che l’incalza con obiezioni fra il beffardo e il cinico, si è presto dileguato all’interno di una storia non convenzionale, visto che quando Andrea sposò Maria, lei divenne la sua amante, nascondendogli la paternità del figlio.

Valentina Lodovini

Ma ora Anna ha appena messo in atto una raffinata vendetta…
La macchina da presa si muove sinuosa nell’assecondare il classico gioco di campo e controcampo, all’interno di uno spazio ristretto, insistendo su intensi primi piani, ma anche su altri particolari  (i movimenti delle mani, ad esempio), rimarcando così le caratteristiche caratteriali dei due protagonisti, la solarità di Anna, appena venata di malinconia, il suo assecondare gli eventi con una certa levità, ed il fare sarcastico del suo interlocutore, entrambe ben rese da Lodovini e De Silva, riuscendo a condurre gli spettatori all’interno di un percorso sottilmente congegnato, apparentemente volto ad illustrare una storia d’amore finita male come tante altre, ma che  riserverà una sorpresa, ponendo definitivamente in luce un bel personaggio femminile, incline sì a cedere al sogno ma al contempo determinata a plasmarlo alle proprie esigenze esistenziali, per un finale che credo possa ritenersi aperto e farebbe sperare, viste le valide premesse, in un prosieguo narrativo, magari all’interno di un lungometraggio.

Pietro De Silva

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