Dopo aver visto il film indipendente Ira, diretto da Mauro Russo Rouge ed aver dato spazio alle mie impressioni nella recensione pubblicata qualche giorno addietro, ho avuto modo d’intervistare Annunziato Gentiluomo, produttore esecutivo del film (ACSD ArtInMovimento/AC SystemOut), così da condividere sensazioni e pareri.

Dott. Gentiluomo, grazie della disponibilità e benvenuto su Sunset Boulevard. Lei è il produttore esecutivo del film Ira di Mauro Russo Rouge e quindi le rivolgo come prima domanda quali siano le difficoltà nel realizzare un’opera certo diversa dalle consuete produzioni, per certi versi “seriali”, del nostro cinema.
“Lavorare con Mauro Russo Rouge ti obbliga a ridefinire quelle che per te sono le pratiche corrette per le realizzazioni di un film. Permessi per le location, tempi di ripresa, rispetto delle reazioni del cast… sono per lui dei freni al processo creativo, limiti, solo limiti. Alla fine ho buttato la spugna e l’ho assecondato rimanendo affascinato da quanto prendeva forma dietro la sua camera attenta. Quanta verità dietro quegli sguardi… è riuscito a cogliere l’essenza di una relazione e l’ha saputo con maestria contestualizzare in una realtà contemporanea, in un ambiente metropolitano che contribuisce alla generazione di senso, che caratterizza le azioni e le anima. E poi tutto prendeva forma naturalmente. La sceneggiatura si scriveva sulla scena: le parole diventavano naturali manifestazioni dei corpi che interagivano e sentivano. Il montaggio, il sound design, la color, la colonna sonora… ogni professionista si presentava quasi naturalmente mettendo a disposizione del progetto innovativo la propria arte”.
Parlare di un film indipendente all’interno dell’attuale produzione cinematografica nostrana spesso sta a significare un vero e proprio atto di coraggio, ma non crede che un altro nodo da sciogliere sia quello relativo alla distribuzione? Realizzazioni certo interessanti non riescono a trovare la via della sala cinematografica e vengono conosciute solo attraverso festival, proposte di cineclub, mentre magari si potrebbe provare a stimolare il pubblico con una diversificazione nelle proposte.
“Come sa, il cinema indie è una realtà prolifica. Soprattutto in America, questo genere sta esprimendo nuovi linguaggi e contenuti assolutamente originali. L’Europa però non rimane indifferente al manifestarsi di tale fenomeno. Glielo posso dire occupandomi dell’ufficio stampa del Torino Underground Cinefest che dal 22 al 28 marzo vedrà alla luce la sua settima edizione. Arrivano ogni anno migliaia di film da tutto il mondo e la qualità è veramente notevole. Come dice lei, il grande nodo da sciogliere è rappresentato dalla distribuzione. Chiaramente la grande distribuzione non è una via percorribile, ma le proiezioni evento non sono da sottovalutare. Ira sarà proiettato in città di quasi tutte le regioni d’Italia e da cosa nasce cosa. Poi vi sono piattaforme come Movieday che ti permette di organizzare proiezioni nei cinema di tutta Italia, Netflix, oppure realtà come OPENddb, la prima rete distributiva di produzioni indipendenti in Europa, possono essere strumenti per poter diffondere il proprio prodotto filmico. Ritengo che sia importante comunque dotarsi di un proprio ufficio stampa. Crea prestigio e ti aiuta a garantire la visione del film a un pubblico di addetti ai lavori che possono darti i propri feedback”.

Un’ultima domanda, ringraziandola nuovamente per la disponibilità, secondo lei, senza comunque rinnegare la magica fascinazione di una sala cinematografica, il web potrebbe rappresentare un aiuto, in sentore di reciprocità, per il cinema, soppiantando al riguardo l’amica/nemica televisione?
“Di fatto il web sta soppiantando la sala cinematografica e dalle giovani leve la tv è considerato un medium obsoleto che non li rappresenta. La dinamicità del web invece è considerato da questi appetibili e assolutamente in linea con la loro liquidità. Dal mio punto di vista, al di là della qualità della definizione delle immagini di vari supporti digitali, la fruizione di un film in sala rimane e rimarrà senz’altro. Non si tratta di semplice fascinazione, ma soprattutto di immersione a tutto tondo in quei contenuti, in quel caleidoscopio di immagini che ti portano dentro la storia, che te ne rendono protagonista. A casa, col cellulare che squilla, i conviventi che ti disturbano e gli impegni professionali sempre più ingombranti, la visione è raramente continuativa, è frammentaria direi. E poi la sala è scura. Sei al buio. Non vedi chi ti sta accanto. Sei da solo con i processi che si svolgono innanzi ai tuoi occhi, ma quando si accendono le luci il desiderio di condividere quanto hai vissuto è tanto e al contempo unico. Queste le prime specificità che mi fanno continuare a inneggiare al cinema in sala… perché la settima arte ha ancora molto da dire e farci vivere”.
L’ha ripubblicato su Lumière e i suoi fratelli.
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