Il 38mo Torino Film Festival in streaming dal 20 al 28 novembre

(Cinematografo)

Il Torino Film Festival  presenterà il programma della sua 38esima edizione, composto da 133 film, (lungometraggi, mediometraggi e cortometraggi), selezionati tra le 4.000 opere pervenute, interamente online sulla piattaforma streaming di MYmovies, dal 20 al 28 novembre: ogni giorno alle ore 14 verranno pubblicati nuovi titoli che rimarranno disponibili per 48 ore dalla pubblicazione, regola che non si applicherà ad alcuni spettacoli per i quali sarà comunque chiaramente indicato l’orario di inizio della programmazione e la durata della disponibilità. I film sono fruibili da PC e Mac con l’ultima versione di Google Chrome installata, oppure Tablet e Smartphone di ultima generazione. In TV la visione sarà disponibile solo via Chromecast o AppleTV via AirPlay. A partire dal 16 novembre, sarà possibile acquistare il singolo accesso alla visione di uno specifico film e gli abbonamenti a tutta la manifestazione. Gli abbonati potranno fruire di tutti gli spettacoli fino a esaurimento posti. Oltre alla sala virtuale su MYmovies, per questa edizione digitale, il Torino Film Festival ha messo a punto un palinsesto di incontri e iniziative che saranno trasmessi in streaming gratuito per tutti sul canale YouTube del Festival. Sempre in streaming saranno trasmesse anche l’apertura e la chiusura, oltre a due eventi speciali, RadioAmarcord (prodotto da Fonderia Mercury per la regia di Sergio Ferrentino), e Visioni Resistenti (curato da Maurizio Pisani per la regia di Federico Mazzi), e alla cerimonia di conferimento del premio Stella della Mole per l’Innovazione Artistica ad Isabella Rossellini. Inoltre sul sito del Festival il pubblico troverà, presentazioni e contenuti speciali per conoscere meglio i film della selezione e i loro autori.

(IMDb)

La principale sezione competitiva resta Torino 38, dedicata ai lungometraggi internazionali, opere prime e seconde, volta ad individuare le stelle nascenti del cinema di domani. Nel lavoro di selezione si è mantenuto l’impegno di sostenere a pieno la politica internazionale del “50/50 by 2020” lanciata dal Toronto Film Festival, così da prevedere per la prima volta un benvenuto spazio equo alle produzioni realizzate da registi donne e a quelle realizzate da registi uomini. In concorso troviamo: Botox (Kaveh Mazaheri, Iran-Canada, 2020). Camp de meci poppy field (Eugen Jebeleanu, Romania, 2020). Casa de antiguidades/Memory House (João Paulo Miranda Maria, Brasile/Francia, 2020). The Evening Hour (Braden King, USA, 2020). Eyimofe/ This Is My Desire (Arie & Chuko Esiri, Nigeria, 2020). Hochwald Why Not You (Evi Romen, Austria/Belgio, 2020). Las niñas/ Schoolgirls (Pilar Palomero, Spagna, 2020). Mi zhou guangzhou/ Mickey On The Road (Lu Mian Mian, Taiwan, 2020). Nam-mae-wul yeo-reum-bam/ Moving On (Yoon Dan-bi, Korea, 2020). Regina (Alessandro Grande, Italia, 2020). Sin señas particulares/ Identifying Features (Fernanda Valadez, Messico-Spagna).Wildfire (Cathy Brady, Regno Unito/Irlanda, 2020). La nuova sezione competitiva Torino 38 Corti presenta invece una selezione internazionale di 12 opere inedite in Italia, di ampia varietà tematica e stilistica, che verranno proiettati in abbinamento ai lungometraggi del concorso Torino 38.

(IMDb)

Nel pieno rispetto della parità di genere, vengono proposti 6 film di registi e 6 di registe. Rinnovando la tradizione di Cinema Giovani, la sezione vuole essere uno sguardo aperto al presente e al futuro, una vetrina di talenti in grado di interessare e coinvolgere tutto il pubblico del Festival, anche considerando come negli ultimi anni il cortometraggio si sia ritagliato un ruolo sempre più importante e autonomo nel panorama cinematografico internazionale, dando l’opportunità ai cineasti emergenti di sviluppare le tecniche filmiche e affinare lo sguardo autoriale in una struttura produttiva meno impegnativa di quella del lungometraggio ma che ne comprende già tutte le dinamiche, dando vita ad eccellenti risultati creativi e un rinnovato interesse del pubblico. Ecco i titoli di Torino 38 Corti: Before The Typhoon Comes (Chen Yun, Cina, 2020). A Better You (Eamonn Murphy, Irlanda, 2019). L’escale (Pieter De Cnudde, Belgio, 2020). Los honores (Sergio Barrejón, Spagna, 2020). Just a Guy (Shoko Hara, Germania, 2020). Münhasir (Yeşim Tonbaz Güler, Turchia, 2020). My Sister’s Mercy (Vladimir Koptsev, Russia, 2020). Slough (Haruna Tanaka, Giappone, 2020). O nosso reino / Our Kingdom (Luís Costa, Portogallo, 2020). Sealskin (Ugla Hauksdóttir, Islanda, 2020). The Last Mermaid (Fi Kelly, Scozia/Regno Unito, 2019). Una nuova prospettiva (Emanuela Ponzano, Italia/Francia, 2020). Fuori Concorso si presenta come una sezione variegata, che si muove in diverse direzioni nel tentativo di restituire al pubblico un percorso che possa raccontare gli sguardi più interessanti della produzione dell’anno, offrendo visibilità ad alcune opere prime e seconde che non hanno trovato spazio nel concorso Torino 38, così da confidare in una distribuzione, come Toorbos di Rene Van Rooyen o A Shot Trough the Wall di Aimee Long e Cleaners di Glen Barit.

Cecilia Mangini (Donneuropa)

Ecco poi in tale ambito le collaborazioni con due importanti realtà festivaliere indipendenti della città quali Seeyousound e Fish&Chips, rappresentate da due proiezioni speciali, Billie (documentario di James Erskine su Billie Holiday) e Une dernière fois (opera ultima di Olympe de G.) e quelle con gli attori del sistema cinema torinese come Film Commission Torino Piemonte (1974-1979 Le nostre ferite, di Monica Repetto, Nuovo cinema paralitico di Davide Ferrario), Torino Film Lab (The Salt in Our Waters, l’esordio del regista bengalese Rezwan Shahriar Sumit) o Associazione Museo Nazionale del Cinema, che quest’anno assegnerà il Premio Maria Adriana Prolo alla grande regista e fotografa Cecilia Mangini, di cui verrà proiettato l’ultimo lavoro, realizzato con Paolo Pisanelli, Due scatole dimenticate – Viaggio in Vietnam. Una novità assoluta è rappresentata dal significativo numero di cortometraggi fuori concorso raggruppati nei programmi speciali Issues e Scuole di Cinema, dedicati rispettivamente a temi di rilevanza sociale e ad alcuni lavori provenienti dalle scuole di cinema di tutto il mondo. Previsto anche un excursus nel mondo del teatro con il film di un grande maestro del cinema francese come Paul Vecchiali (Une soupçon d’amour) e quello di un emergente autore italiano di grande talento, Francesco Lagi, che presenterà il suo Quasi Natale. Verrà poi dato molto spazio al cinema del reale, con numerosi progetti che ruotano intorno a grandi figure di artisti e intellettuali, italiani, come Franca Valeri (protagonista di Zona Franca di Steve Della Casa), o l’artista torinese Ezio Gribaudo (al centro di Ezio Gribaudo – La bellezza ci salverà di Alberto Bader) o ancora Goffredo Fofi (raccontato da Felice Pesoli in Suole di vento – Storie di Goffredo Fofi), ma anche stranieri, come il ritratto del leggendario fotografo Helmut Newton realizzato da Gero von Boehm, Helmut Newton: The Bad and the Beautiful.

(Amazon)

Da non sottovalutare  una serie di opere documentarie corali che, ognuna in modo diverso, esprimono il senso della collettività sulla cui importanza questo periodo ci ha spesso chiamato a riflettere, film influenzati dalle difficoltà produttive degli ultimi mesi eppure, forse proprio per questo, capaci di trasmettere un portato ulteriore come La scuola prossima, Alberto Momo, e L’anfora di Clio, Mario Acampa e Riccardo Alessandri, strettamente legati a importanti realtà educative. Ma anche film che danno voce a un luogo o una società, approfondendo temi cruciali come quello della circolazione delle armi negli Stati Uniti al centro di My America di Barbara Cupisti, o descrivendo un microcosmo come in Rione Sanità, la certezza dei sogni di Massimo Ferrari o ancora raccontando le trasformazioni della vita social grazie alla cultura e all’arte come in La rivoluzione siamo noi di Ilaria Freccia. Vi sono poi titoli coraggiosi, ad esempio Io sono Vera di Beniamino Catena o l’ideale proseguimento di un cult del cinema italiano firmato da Toni D’Angelo (Calibro 9) e ancora film rigorosi come Il buco in testa di Antonio Capuano. Federico Fellini, dotato di incomparabile estro, era grande amico del torinese Gustavo Adolfo Rol, celebre esploratore di mondi paralleli. E se il cinema è, tra le altre cose, immaginazione e creazione, le stanze che Rol ha aperto (o avrebbe potuto aprire) ne rappresentano contemporaneamente lo specchio e uno sfogo. Ecco perché Le stanze di Rol non è una semplice sezione dedicata al cinema di genere, con una ricca selezione della produzione dell’anno, ma diviene una zona franca, una superficie off limits dove è vietato l’ingresso esclusivamente agli scettici, un luogo del mistero e dell’ignoto, dell’inspiegabile e del bizzarro, al cui interno i generi si passano il testimone, dall’horror più spaventoso (The Dark and the Wicked di Bryan Bertino) allo slasher astratto e teorico (Lucky di Natasha Kermani), passando per il midnight movie (Fried Barry di Ryan Kruger)  a congiungersi con il kammerspiel imprevedibile (The Oak Room di Cody Calahan), mentre il visual essay (The Philosophy of Horror: A Symphony of Film Theory di Péter Lichter e Bori Máté) dialoga con la videoarte electro-esistenziale (El elemento enigmático di Alejandro Fadel) e con le storie d’amore di una realtà inquieta a un passo dalla distopia (Funny Face di Tim Sutton).

(Filmaffinity)

In questi spazi anche le durate sono irrituali, lungometraggi, cortometraggi e mediometraggi, perché il tempo è un concetto da piegare e da creare a piacere, non una cornice presunta. La sezione TFFdoc avrà come tematica cardine del suo programma il paesaggio, alla riscoperta di quel costante tentativo da parte del cinema delle origini di ricercare un rapporto con esso, al di là dell’aspetto scenografico, tanto da farlo divenire protagonista nel suo confliggere con l’uomo, provocandone azioni e passioni, ma anche dimostrandosi del tutto indifferente alle umane vicende. Nella considerazione che il documentario contemporaneo ha mantenuto questa stretta relazione con il paesaggio, TFFdoc ha deciso di dedicargli il focus di questa edizione, composto da 7 titoli divisi in 5 programmi, il quale si aprirà con Virarmar/Becoming Sea di Philipp Hartmann e Danilo Carvalho, una meditazione sull’acqua tra il deserto brasiliano del Sertão e le paludi delle DIthmarschen nel nord della Germania, mentre la chiusura sarà affidata a Dear Werner (Walking on Cinema): il giovane regista spagnolo Pablo Maqueda ripercorre il viaggio a piedi che Herzog fece nel 1974 da Monaco a Parigi con lo scopo di compiere un pellegrinaggio che avrebbe dovuto scongiurare la morte di Lotte Eisner, figura fondamentale del cinema tedesco. Nella cornice descritta dal focus sul paesaggio andranno ad aprirsi le ampie praterie dei due concorsi, quello Internazionale e lo storico italiana.doc giunto al 20esimo anno di età confermando così la grande scommessa che il Torino Film Festival fece puntando sul cinema documentario riconoscendolo come il genere cinematografico più capace nel rimettersi sempre in questione, andando a coinvolgere il linguaggio stesso del cinema. I 16 titoli che compongono i due concorsi raccontano soprattutto quanto il documentario sia sempre più inclassificabile e sempre più capace a restituire la complessità del mondo.

(Wikipedia)

Italiana.corti continuerà a svolgere con tenacia la sua tradizionale missione di cercare il cinema nuovo, il cinema impertinente, il cinema giovane con  9 titoli in concorso e un fuori concorso per raccontare quest’anno di una speciale vitalità, ancor più significativa nel tempo sospeso in cui viviamo. Concorso: All’aldilà di qua (Alessandra Cianelli, Opher Thomson, Italia, 2020, 30’, col.). Issa (Stefano Cau, Italia, 2019, 12’, col.). Malumore (Loris Giuseppe Nese, Italia, 2020, 12’, col.). ’Na cosa sola (Giovanni Sorrentino, Italia, 2020, 24’, col.). Non ce ne siamo resi conto / We Didn’t Have Time To Realize (Giordano Viozzi, Alfredo Dante Vallesi, Italia, 2020, 3’, col. e b/n.). Old Child (Elettra Bisogno, Belgio, 2020, 16’, col.). Srisaraya – Un balsamo per lo spirito (Patricia Boillat, Elena Gugliuzza, Svizzera/Italia, 2020, 10’, col.). La tecnica (Clemente De Muro, Davide Mardegan, Italia, 2020, 9’, col.). Fuori Concorso: The End (Jacopo Benassi, Italia, 2020, 6’, col.). Back to Life è la sezione dedicata ai film restaurati, così da ripercorrere la memoria del cinema attraverso i protagonisti stessi, testimoni preziosi di un tempo, di una storia, di un’esperienza artistica, di una società, nella considerazione, condivisibile, di come il restauro sia un fondamentale strumento di comprensione del passato ma anche, se non soprattutto, un’operazione che ci aiuta a leggere ed interpretare la realtà presente, quella che viviamo quotidianamente. Al suo interno troviamo, fra gli altri, tributi a film epocali (come In The Mood for Love, Wong Kar-wai, 2000,   presentato nella sezione Fuori Concorso) o forme di risarcimento rispetto alla distribuzione che li ha ignorati, alla critica che li ha trascurati, alla storia che li ha dimenticati (Pioggia di luglio, 1966, Marlen Chuciev), oppure viene offerta la possibilità di capire perché un film ha avuto quel destino o quell’altro, perché ha scatenato tante polemiche (Avere vent’anni, Fernando Di Leo, 1978) o perché ha rappresentato un momento di rottura o ha contribuito a dare risalto a temi e persone che diversamente non ce l’avrebbero avuto (Lo stagionale, Alvaro Bizzarri, 1970/1973; La Suisse s’interroge, Henry Brandt, 1964).

(Centenario Prima Guerra Mondiale)

La sezione presenta inoltre uno speciale omaggio ad Antonella Rucci con due puntate della storica trasmissione di RaiTre di cui è stata autrice, Blob, non solo la tv del giorno prima, il montaggio e la riproposizione critica di quel magma che scorre ogni giorno dentro il tubo catodico e che spesso merita la definizione di “cosa più orribile che abbia mai visto”, ma anche uno spazio libero che si apre alle meraviglie del repertorio e dedica puntate monografiche a personaggi o avvenimenti del passato utilizzando quella miniera di immagini che sono conservate negli archivi delle Teche Rai. Le Pillole Luce Torino e Piemonte: il Torino Film Festival ed Istituto Luce- Cinecittà hanno sempre conosciuto una naturale collaborazione, specie sotto il segno del grande documentario, un rapporto che si rinnova quest’anno, con le pillole d’archivio che Luce-Cinecittà porterà al TFF, in un anno di importanti cambiamenti, 12 piccolissimi film da un minuto o poco più, con immagini tratte dall’immenso Archivio storico Luce, per raccontare Torino e il Piemonte come erano un tempo e come molti spettatori forse non hanno mai visto. Un progetto a cura di Nathalie Giacobino, con il montaggio di David Paparozzi: Torino città dell’arte (1912). Industria vini spumanti (1925). Incontro di calcio Juventus 2 – Sparta 1 (1931). Vita balneare sulle rive del Po (1929). La più grande piscina d’Europa ad Aqui (1932). Le mondine piemontesi all’opera (1933). Esercitazione dei Vigili del Fuoco sulla Mole Antonelliana (1933). Torino, la canonizzazione di Don Bosco (1934). La Sacra di San Michele in Val di Susa (1937). La Coppa Carpano di sci di fondo in Val di Susa (1937). X Fiera del tartufo ad Alba (1938). Sfilata reparti femminili della GIL a Torino (1939).

(Noovie)

Da ricordare poi il programma delle Masterclass, una serie di incontri con i grandi protagonisti ed autori del cinema contemporaneo internazionale pensati come una chiacchierata in libertà che non si limita ad una lezione di cinema ma che va oltre, mettendo in luce curiosità inedite dei protagonisti. Le Masterclass sono organizzate in collaborazione con Università degli Studi di Torino e Politecnico di Torino, che hanno selezionato e formato venti studenti che prenderanno parte attivamente agli incontri interloquendo con i relatori. Di rilievo Il cinema è scuola, a cura di Daniele De Cicco: attraverso una serie di iniziative frutto del dialogo e della collaborazione con istituzioni ed enti italiani e internazionali che si occupano di formazione, il Torino Film Festival promuove un programma composito di appuntamenti che mettono al centro la cultura cinematografica come strumento fondamentale di crescita della persona. In chiusura, rimandando per ogni ulteriore informazione sul programma al sito del TFF, ecco la composizione delle principali giurie: Torino 38 / Torino 38 Corti: Waad Al-Kateab (Siria) regista; Martha Fiennes (Regno Unito), regista, scrittrice ed artista; Jun Ichikawa (Giappone), attrice di teatro, cinema, televisione e doppiatrice; Martina Scarpelli (Italia), regista diplomata in animazione al Centro sperimentale di cinematografia di Torino; Homayra Sellier (Iran), fondatrice e amministratrice delegata di Innocence in Danger, organizzazione non governativa nata in Francia, e poi sviluppatasi in Germania, Austria, Svizzera, Colombia, Regno Unito e Belgio, per proteggere i minori da ogni forma di abuso e sfruttamento online ed offline, compresa la tratta.

(Sky TG 24)

Internazionale.Doc / Italiana.Doc: Stefano Cravero (Italia), montatore e regista; Gaia Furrer (Italia), laureata in Storia e critica del Cinema all’Università La Sapienza di Roma (fra le sue attività, da quest’anno è direttrice artistica delle Giornate degli autori, la sezione indipendente della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia per la quale lavora sin dalla prima edizione nel 2003); Paola Piacenza (Italia), responsabile della sezione cinema di Io donna, settimanale del Corriere della Sera, scrive anche di cultura ed esteri. Italiana.Corti: Martina Angelotti (Italia), curatrice d’arte e scrittrice, lavora all’ideazione e produzione di progetti curatoriali multidisciplinari; Francesco Dongiovanni, (Italia) vive e lavora in Puglia. Interessato all’etnografia, al paesaggio, all’archivio e alla memoria, con i suoi lavori si muove tra il documentario d’osservazione e il cinema di ricerca; Elisa Talentino (Italia), lavora con illustrazione, grafica d’arte, pittura e animazione. Giuria Fipresci: Hala EL Mawy (Egitto), giornalista, critica cinematografica e speaker radiofonica per il dipartimento francese dei servizi europei di Radio Cairo; Ariel Schweitzer (Israele), storico del cinema e critico di Les Cahiers du Cinema, insegna all’Università Paris VII e all’Università di Tel-Aviv; Silvana Silvestri (Italia), giornalista professionista e critico cinematografico, cura Alias, l’inserto culturale di Il manifesto, quotidiano con il quale collabora fin dalla sua fondazione. (Fonte: cartella stampa del Torino Film Festival)


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