La lettura di Pepi l’americano (Rubbettino Editore), il nuovo romanzo di Rossella Scherl (Le ragioni di Nora, Laruffa Editore, 2010; Racconti in tre tempi, Città del Sole Edizioni, 2014), mi ha suscitato, oltre ad una sincera emozione nel corso della lettura, varie riflessioni e sensazioni che ho inteso condividere con l’autrice, attraverso una serie di domande così da comporre l’intervista che potete leggere di seguito.
Rossella, una volta finito di leggere il tuo ultimo romanzo, Pepi l’americano, ho avvertito la primaria sensazione che la narrazione rispondesse ad un’esigenza precipua, pressante ed urgente, ovvero quella di condividere con i lettori determinati e dolorosi eventi storici. E’ così?
“Ho iniziato a scrivere questo romanzo molti anni fa, perché la storia delle mie radici istriane non andasse persa. È maturata nel tempo, nelle varie riscritture, studiando la complessa definizione del confine italiano nord-orientale dopo la seconda guerra mondiale, la consapevolezza di quanto sia poco conosciuta questa pagina di storia che portò trecentocinquantamila persone a lasciare la terra d’origine. Resta comunque centrale, nel racconto, la vicenda umana del protagonista, la sua capacità di affrontare e superare le difficoltà della vita. È la storia di un vissuto che merita rispetto, il rispetto dovuto, in ogni tempo e luogo, ad ogni essere umano”.
La lettura del romanzo mi sembra piuttosto “immersiva” , permette d’identificarsi con le vicende del protagonista e di rendere tangibili ambienti e situazioni. Come hai conciliato nel corso della scrittura gli accadimenti particolari con quelli più propriamente universali?
“Per poter ricostruire atmosfere e luoghi a me sconosciuti, soprattutto le prime due parti del romanzo hanno richiesto lunghe e approfondite ricerche. La lettura di tanti testi, tra cui molti diari di viaggio, e il materiale trovato in rete (documenti, archivi fotografici, filmati d‘epoca) sono stati fondamentali. Mi hanno permesso di immaginare spazi, rumori, odori, sapori in cui immergermi per dare vita alla storia nella Storia”.
Nel delineare la figura di Pepi, tuo nonno paterno, credo sia evidente tanto un forte legame identitario con la propria terra d’origine, quanto la capacità di adattarsi a diverse condizioni di vita nel suo viaggiare lavorativo per mare, giungendo poi in città come Buenos Aires o New York. E’ possibile un parallelo con i fenomeni migratori odierni?
“I tempi sono cambiati ma i fenomeni migratori continuano a presentarsi nella loro problematicità, oggi più che nel passato. Accoglienza e integrazione restano punti cruciali. Nonostante ci sia una maggiore consapevolezza e tutela dei diritti umani rispetto a epoche lontane, in pratica, respingimenti, maltrattamenti, sfruttamento sono ancora all’ordine del giorno”.
Inclini a riempirci la bocca di parole come “memoria” e “ricordo” mi piacerebbe soffermarmi con te sull’etimologia propria del verbo “ricordare”, ovvero “serbare nel cuore”, quest’ultimo ritenuto anticamente l’organo propenso a preservare le rimembranze.
“Ricordare, re-cord-are, tornare indietro col cuore a momenti del passato è un’esperienza intima che suscita emozioni e sentimenti. Il colore affettivo di un ricordo può cambiare nel tempo, sfumando o accentuando particolari del nostro vissuto, nel bene o nel male, influenzando il nostro modo d’essere in positivo o in negativo. Attenzione: maneggiare con cura e intelligenza”.
Nello scorrere delle pagine gli eventi passati portano al presente e a un futuro che mi sembra permeato dalle parole di Gramsci “La Storia insegna, ma non ha scolari”. Si può continuare a credere, riportando quanto scriveva Anna Frank nel suo Diario, “all’intima bontà dell’uomo?”
“Si deve continuare a credere all’intima bontà dell’uomo, operando per garantire a ogni individuo la possibilità di crescere in una società che abbia come obbiettivo primario il bene comune nel rispetto della diversità”.
Infine la classica “domandona” finale, alla quale non si può sfuggire, ringraziandoti per la disponibilità…Cosa bolle in pentola per la prossima realizzazione?
“Ho appena cominciato un nuovo romanzo, sto lavorando sui protagonisti, un uomo anziano e una giovane donna. Ho già in mente il finale, ma la storia è ancora tutta in divenire e non è detto che, strada facendo, bivio dopo bivio, trovandomi a percorrere sentieri imprevisti, più intriganti di quelli tracciati a grandi linee, si concluda in tutt’altro modo”.