
Una volta giunto a Bologna per trascorrere le festività dicembrine insieme a mia sorella e mio cognato, il vostro amichevole cinefilo di quartiere non poteva certo esimersi dal visitare la mostra Tutti De Sica. Regista & interprete, inaugurata lo scorso 1° ottobre alla Galleria Modernissimo (ex Sottopasso di Piazza Re Enzo) e recentemente prorogata nella durata sino al 9 febbraio 2025. Un’esposizione, come si evince dal titolo, dedicata a Vittorio De Sica, una delle più grandi personalità culturali del Novecento italiano, che ci ha lasciato cinquant’anni orsono e di cui ho sempre ammirato tanto le qualità attoriali, quanto quelle registiche. Le prime volgevano, anche in produzioni minori, ad assecondare ora il registro comico ora quello drammatico, avallando una istintiva teatralità nel porsi in scena, tra eleganza della gestualità e attenta impostazione vocale.

Le seconde, invece, esternavano la naturale capacità di volgere un ben preciso sguardo alla realtà quotidiana, all’uomo, ai suoi comportamenti, cogliendone la tragicità ma pure, a volte, l’ironia delle sue contraddizioni. Uno stile registico che, nella sospensione autoriale tra lucidità e commossa partecipazione nel prendere coscienza di determinati accadimenti, vedeva i movimenti della macchina da presa ridotti ad un’essenzialità funzionale, assecondando la sobrietà della messa in scena e dell’esposizione narrativa. La mostra, prodotta dalla Cineteca di Bologna, vede in esposizione immagini uniche, sul e fuori dal set, oggetti di culto, documenti personali, il baule dei ricordi dei figli Emi, Manuel e Christian De Sica, una ventina di manifesti originali, centinaia di fotografie provenienti dagli archivi privati dell’artista, dei figli e di Giuditta Rissone, video, costumi, preziose lettere con i grandi artisti dell’epoca.

Ecco poi l’incontro con Chaplin, la preziosa collaborazione con Zavattini, gli Oscar che hanno suggellato i suoi film, la bicicletta più famosa della storia del cinema, quella che il neo assunto attacchino comunale Antonio Ricci (Lamberto Maggiorani), insieme alla moglie Maria (Lianella Carell), riusciva a riscattare pignorando le lenzuola, essendogli necessaria per lo svolgimento del mestiere (Ladri di biciclette, 1948). Quanto esposto alla Galleria Modernissimo consente di prendere consapevolezza sia della nostra storia patria inerente al Novecento, sia della particolare personalità di De Sica, colta nei suoi momenti privati così come in quelli che lo vedevano attore e regista sui palcoscenici o sui set dei film, ma anche cantante ed uomo di spettacolo, prendendo il via dalla gavetta teatrale che ne impostò la formazione e concludendo il percorso con una sezione che consente più di una riflessione sulla sua eredità artistica.

Si offre il giusto risalto alle sue certo indimenticabili interpretazioni attoriali, sempre eleganti e caratterizzate da una composta ironia, dal Signor Max (Mario Camerini, 1937) al Maresciallo dei Carabinieri Antonio Carotenuto, maturo scapolo (“per me … oramai …”) e bonario dongiovanni, di Pane, amore e fantasia (Luigi Comencini,1953) e dei suoi seguiti (memorabili in Pane, amore e…, 1955, Dino Risi, i duetti, anche danzanti, con Sophia Loren). Da incorniciare l’episodio Il processo di Frine, del film Altri tempi– Zibaldone n.1 (Alessandro Blasetti, 1952), dove De Sica nei panni di un avvocato difensore di una prosperosa popolana (Gina Lollobrigida) accusata di aver avvelenato il coniuge, nella sua arringa ne sosteneva l’assoluzione in quanto “maggiorata fisica” (in contrapposizione al termine di “minorata psichica”).

Una mostra quindi, che, riprendendo quanto scritto nel corso dell’articolo, restituisce concretamente una visione complessiva di De Sica, tra ricordo e riflessione, la poliedricità propria dell’artista completo e la vita privata dell’uomo, spesso coincidenti e significative nel segnare il cambiamento del nostro paese, un’Italia alle prese con la delicata fase di passaggio dal dopoguerra all’avvento del boom economico, rappresentata a volte crudamente (Sciuscià, Ladri di biciclette, Umberto D), altre mediando tra toni surreali e favolistici (Miracolo a Milano), ma sempre stretta attorno ad un perbenismo di facciata, smarrita nella ricerca di un senso da poter conferire all’ordinaria esistenza, al di là della quotidiana ritualità. (Le foto a corredo dell’articolo sono di Gisella Falcone©)
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Tutti De Sica. Regista & interprete
Bologna, Galleria Modernissimo (ex Sottopasso di Piazza Re Enzo)

dal 1° ottobre 2024 al 9 febbraio 2025
Durata della mostra: 1 ora e 30 minuti
Ultimo ingresso: 19.15
Dal lunedì al venerdì 14.00 – 20.00

Sabato, domenica e festivi 10.00 – 20.00
Martedì chiuso
1° gennaio 14.00 – 20.00
6 gennaio 10.00 – 20.00
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