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Giunto alla 28esima edizione, il Torino Film Festival gode ormai di un’identità personale ben definita, conciliando passione per la settima arte, attenta scelta di opere volte all’ analisi del mondo attuale e capacità di anticipare o andare incontro alle nuove tendenze cinematografiche. Merito anche di Gianni Amelio, direttore artistico del Festival dallo scorso anno, coadiuvato da Emanuela Martini.

La kermesse avrà inizio domani, venerdì 26 novembre, per concludersi sabato 4 dicembre. Pur con un budget limitato a 2,6 milioni di euro, il programma appare ricco ed interessante, 234 titoli in cartellone ed un colpo grosso previsto in chiusura, l’anteprima europea del film di Clint Eastwood, Hereafter, la cui uscita nelle nostre sale è prevista per il 5 gennaio 2011.

La giuria, presieduta da Marco Bellocchio, dovrà scegliere, nella principale sezione della competizione, Torino 28, rivolti ad autori alla prima, seconda o terza opera, tra 16 titoli di nuova produzione: unico italiano Henry, di Alessandro Piva (LaCapaGira, Mio cognato), tratto dal romanzo di Giovanni Mastrangelo, tra gli interpreti Carolina Crescentini e Michele Riondino.

Da segnalare Winter’s Bone di Debra Granik, già insignito del Gran premio della Giuria al Sundance, gli esordi nel lungometraggio di Constantin Popescu, uno dei registi di Racconti dell’età dell’oro, con Portrait of the Fighter as a Young Man, o di Christopher Morris, scrittore televisivo, con Four Lions, commedia nera e feroce sul terrorismo.

Ancora, Bang Bang Club di Steven Silver, tratto da una storia vera, quattro giovani fotografi che raccontano con i loro scatti i mesi che precedono la fine dell’ Apartheid in Sudafrica, all’indomani della scarcerazione di Mandela e il bizzarro mockumentary di Vincent Lannoo, Vampires.

Riguardo la sezione fuori concorso, Festa mobile-Figure nel paesaggio, composta da 30 titoli, tutti inediti in Italia, appaiono interessanti, almeno sulla carta, Napoli 24, uno sguardo sulla città campana attraverso le riprese di altrettanti registi, tra i quali Paolo Sorrentino, 127 Hours di Danny Boyle, ispirato ad una storia vera, così come Il pezzo mancante, di Giovanni Piperno, incentrato sulla famiglia Agnelli o RCL-Ridotte Capacità Lavorative, con Paolo Rossi nella fabbrica di Pomigliano. Attesa anche per il musical Burlesque, di Steve Antin e il grottesco Super di James Gunn.

Dando un rapido sguardo alle altre sezioni, Rapporto confidenziale quest’anno avrà come tema l’ horror, visto come genere prediletto di un cinema indipendente che si nutre di vitalità ed inventiva: tra gli 8 lungometraggi, spicca il ritorno dopo 9 anni di uno dei “numi ispiratori” del genere, John Carpenter, che presenta The Ward.

Onde evidenzia una propensione estrema verso la ricerca, andando incontro alle varie istanze tecniche ed espressive, dedicando inoltre una retrospettiva integrale, una mostra ed una tavola rotonda a Massimo Bacigalupo, tra i protagonisti della breve stagione della Cooperativa Cinema Indipendente degli anni ’70.

Torino Film Lab, laboratorio internazionale che sostiene concretamente registi di tutto il mondo al loro primo o secondo film, nato nel 2008 grazie al direttore del Museo del Cinema Alberto Barbera, in questi due anni ha sostenuto la produzione di 10 progetti e due di questi, vincitori del TFL Production Award nel 2008, Agua fria de mar di Paz Fabrega e Le quattro volte di Michelangelo Frammartino, saranno proiettati in questa occasione.

Infine le retrospettive, dedicate a Vitalij Kanevskij, John Huston e Corso Salani, e il premio Gran Torino, rivolto a quei cineasti che dalla nascita della Nouvelle Vague in poi hanno contribuito a rinnovare il linguaggio cinematografico, assegnato a John Boorman (Un tranquillo weekend di paura, Excalibur).

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