“Nel mettere mano alla 74ma edizione del Locarno Film Festival abbiamo potuto smentire un’idea molto diffusa: che non ci fossero film per organizzare una rassegna forte, motivata, generosa e competitiva. Raramente la tristezza per il numero di titoli cui abbiamo dovuto rinunciare è stata maggiore. Il cinema, di fronte ad una tragedia epocale, non solo ha saputo raccogliere la sfida, ma è riuscita a trasformarla nel racconto di come, tutte e tutti insieme, abbiamo vinto. Nel selezionare i titoli che scoprirete dal 4 al 14 agosto abbiamo lavorato tentando di allargare il più possibile l’orizzonte. Sfuggire alla tentazione di ripercorrere i sentieri già battuti, tenere gli occhi aperti sul cinema proveniente da emisferi, latitudini ed economie opposti, conservare l’attenzione nei confronti del cinema giovane e, soprattutto, ripensare un rapporto con il pubblico di Locarno e con i pubblici al di là dei confini cittadini e regionali. Essere dunque un Festival che si apre, inclusivo e sostenibile, che sappia affrontare le problematiche inerenti alla complessità del momento storico. La speranza è che i film selezionati riescano ad offrire allo sguardo curioso, entusiasta, disponibile, ma anche semplicemente casuale, gli indizi di un mondo (delle immagini, del cinema, dell’industria), che si ripensa, che si attrezza per affrontare il prossimo secolo della sua storia”. Le parole di Giona A. Nazzaro, direttore artistico del Locarno Film Festival, tratte dalla cartella stampa, credo diano perfettamente l’idea di cosa attendersi da questa 74ma edizione, che si aprirà oggi, mercoledì 4 agosto, in Piazza Grande, iconica sala all’aperto, inaugurata proprio 50 anni fa, con la proiezione in prima mondiale dell’ultimo film del regista Ferdinando Cito Filomarino, Beckett, prodotto da Luca Guadagnino.
Un thriller interpretato da John David Washington, Boyd Holbrook, Vicky Krieps ed Alicia Vikander, che rappresenta un gradito ritorno al Locarno Film Festival per il regista italiano, che nel 2010 aveva presentato nella sezione Pardi di domani il suo cortometraggio Diarchia.. Questa la sinossi del film: durante una vacanza in Grecia, il turista americano Beckett (John David Washington) diventa l’obiettivo di una caccia all’uomo dopo un incidente devastante. Costretto a fuggire per rimanere in vita, Beckett attraversa tutto il paese per raggiungere l’ambasciata statunitense e riabilitare il suo nome, in un crescendo di tensioni mentre le autorità si avvicinano, disordini politici e una pericolosa rete di cospirazioni. La giuria del Concorso Internazionale, opere, principalmente in prima mondiale e provenienti da tutto il mondo, di autori e autrici affermati, ma anche di nomi ancora da scoprire, vede come presidente la cineasta statunitense Eliza Hittman, ed è composta da Kevin Jerome Everson (artista e cineasta, USA), Philippe Lacôte (regista, Costa D’Avorio), Leonor Silveira (attrice, Portogallo), Isabella Ferrari (attrice, Italia), A loro il compito di conferire il Pardo d’Oro (Gran Premio del Festival della Città di Locarno per il miglior film, 75’000 CHF, ripartiti equamente tra regista e produttrice o produttore), Premio speciale della giuria (Premio dei Comuni di Ascona e Losone, 30’000 CHF, ripartiti equamente tra regista e produttrice o produttore), Pardo per la migliore regia (Premio della Città e della Regione di Locarno per la miglior regia, 20’000 CHF per la o il regista), Pardo per la miglior interpretazione femminile- Pardo per la miglior interpretazione maschile. La Giuria del concorso Cineasti del Presente , selezione di opere prime o seconde, principalmente in prima mondiale, dirette da talenti emergenti da tutto il mondo, è composta da Agathe Bonitzer (attrice, Francia), Mattie Do (regista, America, Laos) Vanja Kaludjercic (direttrice di festival, Croazia),
Riguardo la sezione Pardi di domani, prevede una selezione di corti e mediometraggi presentati in prima mondiale o internazionale; con Locarno 74 i concorsi diventano tre: al Concorso Internazionale, che accoglie opere di autori e autrici emergenti da tutto il mondo, e al Concorso Nazionale, riservato alle produzioni elvetiche, si affianca infatti Corti d’autore, dedicato alle opere brevi di cineasti e cineaste già affermati. La Giuria ha quali componenti Kamal Aljafari (cineasta e artista, Palestina), Marie-Pierre Macia (produttrice, Francia), Adina Pintilie (regista, artista e curatrice, Romania). La sezione First Feature, come ogni anno, impegnerà una giuria composta da tre personalità del mondo del cinema, della cultura, del giornalismo o della critica cinematografica, nel premiare le migliori opere prime tra i film in prima mondiale o internazionale presentati in tutte le sezioni, salvo le sezioni indipendenti Semaine de la critique e Panorama Suisse: Amjad Abu Alala (regista e produttore, Sudan), Karina Ressler (montatrice, Austria), Katharina Wyss (regista, Svizzera). Rilevante poi Cinema & Gioventù, iniziativa aperta a 28 studenti delle ultime classi delle scuole medie superiori, professionali e universitarie di età compresa fra i 18 e 23 anni, in provenienza dalla Svizzera e dal Nord Italia, che partecipano al Locarno Film Festival in qualità di spettatori privilegiati: non solo assisteranno alle proiezioni del programma ufficiale, incontrando personalmente registi e attori, frequentando lezioni introduttive sul linguaggio cinematografico e specificamente a loro dedicate e accedono alle varie manifestazioni collaterali, ma andranno inoltre a costituire le tre giurie dei giovani chiamate a valutare i quattro concorsi ufficiali: il Concorso Internazionale, il Concorso Cineasti del Presente, i due Concorsi della sezione Pardi di domani (cortometraggi svizzeri e internazionali) e Open Doors: Shorts. Spazio anche al pubblico dell’ infanzia e dell’adolescenza con Locarno Kids Screenings, sezione che propone opere loro dedicate, con particolare attenzione a film presentati in prima nazionale e restauri volti a far riscoprire la storia del cinema.
Altre sezioni del festival, Piazza Grande, vetrina e cuore della kermesse, con spettatrici e spettatori a formare anche la giuria più grande del pianeta, che ogni sera vota per l’assegnazione del celebre Prix du Public UBS (Premio del pubblico). Inoltre, una giuria di critiche e critici cinematografici attribuisce il Variety Piazza Grande Award per promuovere la diffusione internazionale di uno dei film della selezione; Fuori concorso, una proposta di opere recenti (cortometraggi, film saggi, lungometraggi di finzione o documentari) firmate da registi di rilievo e quasi tutte presentate in prima mondiale o internazionale; Open Doors Screenings, che dal 2019 ad oggi intende esplorare le cinematografie del Sud-est asiatico e della Mongolia, proponendo quest’anno una accurata selezione di lungo e cortometraggi proveniente dall’intera regione; Histoire(s) du cinéma, dedicata alla storia del cinema, una proposta di opere di cineaste e cineasti cui il Festival rende omaggio, versioni restaurate di film rari e importanti ma anche opere (documentari, saggi cinematografici, film sperimentali e ibridi) che offrano un nuovo sguardo sulla storia del cinema; Panorama Suisse, sezione indipendente del Festival, i cui film sono selezionati da una commissione con rappresentanti delle Giornate di Soletta, di Swiss Films e della Swiss Film Academy, così come La Semaine de la critique, creata nel 1990 dall’Associazione svizzera dei giornalisti cinematografici in collaborazione con il Locarno Film Festival.
La Retrospettiva sarà dedicata al regista Alberto Lattuada, autore particolarmente attento alla composizione visiva e a rappresentare con viva sensibilità la psicologia dei personaggi, femminili in particolare, voluta dal direttore artistico Giona A. Nazzaro e curata da Roberto Turigliatto. Figura centrale, eppure spesso sottovalutata, Lattuada ha attraversato nel corso della sua carriera oltre 40 anni di storia del cinema italiano, dall’esordio nel 1943 con Giacomo l’idealista, tratto dall’omonimo romanzo di Emilio De Marchi (1897, Hoepli), fino ad Una spina nel cuore (1986), adattamento dell’omonimo racconto di Piero Chiara (1979, Mondadori), rivelandosi piuttosto eclettico nell’assecondare la propensione per l’adattamento letterario e poi i toni propri della commedia di costume e del melodramma; nel coniugare felicemente l’approfondimento psicologico dei personaggi e il senso della spettacolarità, è riuscito quindi a dare forma concreta all’idea di un cinema che fosse colto ma popolare al contempo, sfruttando con gusto ed eleganza formale i generi ma anche le narrazioni della tradizione italiana. Grazie alla presentazione della sua filmografia completa, con molte opere ancora poco esplorate anche dagli addetti ai lavori, si proverà a fare nuova luce su un autore a tutt’oggi poco conosciuto, soprattutto fuori dall’Italia, apparso spesso eccentrico e inclassificabile, ed invece artefice di un cinema di estrema modernità.
Intellettuale, architetto, critico e fotografo negli anni della formazione, Lattuada è rimasto fedele al modernismo che caratterizzava il vivace contesto culturale milanese, restando sempre un osservatore lucido e anticipatore delle grandi trasformazioni collettive del secondo Novecento. Grande regista, ha lavorato con diversi degli attori italiani e internazionali più importanti del periodo ed è stato anche scopritore di molti interpreti talentuosi, in particolare attrici come Jacqueline Sassard, Catherine Spaak, Nastassja Kinski e Clio Goldsmith. “Nulla è in grado di rivelare come il cinematografo i fondamenti di una nazione”: così Lattuada definiva ciò che per lui era la settima arte nel 1945 quando, con altri registi contribuiva a fare della sala cinematografica un luogo di partecipazione civile, politica e morale. La passione per il cinema era nata durante gli anni di studio, grazie alle collaborazioni in qualità di cinefilo e critico e all’organizzazione di rassegne cinematografiche, esperienze che lo portarono presto tra i promotori della raccolta di film che diventerà nel dopoguerra la Cineteca Italiana di Milano e a lavorare con autori come Soldati e Poggioli. La Retrospettiva è organizzata dal Locarno Film Festival in collaborazione con la Cinémathèque suisse, la Cineteca Nazionale – Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, la Fondazione Cineteca di Bologna, la Fondazione Cineteca Italiana e l’Istituto Luce-Cinecittà. Il progetto vede inoltre coinvolte prestigiose istituzioni svizzere ed internazionali che assicureranno una circuitazione che farà viaggiare laRetrospettiva fino al 2022
Fra gli omaggi di questa 74ma edizione, quello volto all’irrefrenabile genio comico e creativo di John Landis, regista, sceneggiatore e attore statunitense, a cui verrà consegnato il Pardo d’onore Manor nella serata di venerdì 13 agosto, in Piazza Grande, mentre il giorno dopo al Forum @Rotonda by la Mobiliare, Landis sarà al centro di una conversazione con il pubblico, che nel corso di Locarno74 potrà rivivere tre film indimenticabili della sua carriera: National Lampoon’s Animal House (1978), Trading Places (1983) ed Innocent Blood (1992). Tra gli autori più singolari ed innovativi del cinema americano, Landis, spinto da una forte cinefilia, ha messo in atto una personale revisione e commistione dei generi cinematografici, conquistandosi con le sue pellicole un posto nell’immaginario collettivo di molte generazioni, all’insegna del divertimento puro e semplice, pur tra risultati altalenanti. Dopo il lavoro di fattorino alla Fox e la trasferta europea dal ’69 al ’71 (è assistente di produzione, attore e stuntman in vari spaghetti western), esordisce dietro la macchina da presa e come autore dello script con Schlok, omaggio ai vecchi horror, prosegue con Ridere per ridere (The Kentucky Fried Movie, ’77), ispirato allo spettacolo teatrale dei fratelli Zucker e di Jim Abrahams, conoscendo il successo l’anno seguente, con il citato Animal House, fino a divenire autore di culto grazie a titoli quali il road musical The Blues Brothers (1980), l’horror An American Werewolf in London (1981), ma anche incursioni leggendarie nella musica pop, con il videoclip per Thriller di Michael Jackson (1983). Landis sarà accompagnato dalla moglie, Deborah Nadoolman Landis, professoressa emerita e direttrice del David C. Copley Center for the Study of Costume Design della UCLA School of Theater, Film & Television, che terrà una masterclass aperta al pubblico sul costume design nel pomeriggio di giovedì 12 agosto.
Oltre ad aver contribuito come costumista a numerosi film, incluso Indiana Jones per Raiders of the Lost Ark (Steven Spielberg, 1981), Deborah Nadoolman Landis ha curato la mostra di grande successo Hollywood Costume (2012) al Victoria & Albert Museum. Autrice di sei volumi sul costume design, è stata presidente del Costume Designers Guild e membro del Board of Governors della Academy of Motion Pictures Arts & Sciences. Il direttore della fotografia Dante Spinotti riceverà il Pardo alla Carriera, riconoscimento di un percorso artistico che ha illuminato stagioni e generi molto diversi del cinema mondiale, dall’esordio su grande schermo, dopo le prime esperienze di operatore televisivo, con Il minestrone (Sergio Citti, 1981), sino alla grande chiamata del cinema americano, grazie al produttore Dino De Laurentiis, che lo ha portato a stringere un importante sodalizio con il regista Michael Mann, coronato da premi prestigiosi ed una candidatura agli Oscar, per The Insider. Thriller metropolitani (L.A. Confidential, Curtis Hanson, 1997, altra candidatura agli Oscar), western (The Quick and the Dead, Sam Raimi, 1995), commedie romantiche (Frankie and Johnny, Garry Marshall, 1991), film di supereroi (X-Men: The Last Stand, Brett Ratner, 2006, Ant-Man and the Wasp, Peyton Reed, 2018), molti sono i generi a cui questo maestro ha prestato il proprio imprescindibile contributo, così come sono innumerevoli le autrici e gli autori che lo hanno voluto sul set, da Ermanno Olmi a Lina Wertmüller, fino a Peter Bogdanovich.
Il Pardo alla Carriera sarà consegnato a Spinotti nella serata di giovedì 12 agosto in Piazza Grande. Nel corso del Festival verrà poi presentata una selezione di opere rappresentative della sua instancabile ricerca sulla luce nel cinema e della sua collaborazione con Mann, il citato The Insider (1999) e Heat (1995). A completare l’omaggio, Spinotti sarà protagonista di una conversazione con il pubblico, il 13 agosto. Qualche cenno in chiusura sul manifesto di Locarno 74, opera del designer svizzero Luciano Baragiola, che si si è aggiudicato il primo posto del concorso per la sua realizzazione. L’immagine, oltre a figurare sulla cartellonistica del Festival, ne ispirerà i materiali promozionali e informativi, cartacei e digitali. Il concetto del manifesto vincitore trae ispirazione dalle origini del cinema e in particolare da quell’intuizione che è alla base della nascita della settima arte: la rapida successione di 24 fotogrammi al secondo che, da oltre 125 anni, “inganna” l’occhio umano regalandogli l’illusione del movimento. Il pardo dalle linee essenziali e futuristiche di Baragiola è stato così scomposto in 24 parti, per rappresentare l’immagine cinematografica e raccontare, al contempo, la direzione del Locarno Film Festival: una manifestazione che avanza decisa verso il futuro e l’innovazione, portando con sé la traccia profonda delle proprie origini e della storia del cinema.
L’ha ripubblicato su Lumière e i suoi fratelli.
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