Varese, Castello di Masnago: in corso di svolgimento la mostra “La bellezza del vivere. Passioni di Piero Chiara”

(Varese News)

Se c’è uno scrittore che ha saputo legare il proprio nome a un territorio, a un tempo, a uno stile di vita, questo scrittore è Piero Chiara. A trent’anni e più dalla morte l’eco dei suoi successi non accenna a spegnersi, i suoi libri vengono regolarmente ristampati, il suo spirito continua ad aleggiare imperterrito e sornione sui caffè di provincia, sui tappeti verdi dei biliardi, sulle vele bianche che sfilano sul lago in lontananza. Nessuno come Chiara ha saputo cogliere il sale della vita di provincia, le scintille che all’improvviso accendono una giornata, gli aromi di un ricordo pungente recati dal vento, insomma quei dettagli che rendono preziosa, originale, inimitabile anche l’esistenza più modesta. Per tutto ciò l’Associazione Amici di Piero Chiara, che da decenni tiene viva la memoria dello scrittore, gli rende omaggio con una mostra dedicata alle passioni che illuminarono la sua esistenza, in corso di svolgimento dal 25 settembre a Varese, al Castello di Masnago, via Cola di Rienzo 42, per concludersi il 31 dicembre. La mostra si concentra su alcuni nodi fondamentali dell’esperienza umana e letteraria di Piero Chiara (Luino 1913- Varese 1986), poeta, giornalista, intellettuale e narratore fra i più amati del secondo Novecento italiano. La scrittura, prima e irresistibile vocazione di Chiara, si nutre dei succhi di innumerevoli altre passioni, coltivate per una vita intera e trasposte in pagine suggestive, fra le quali spiccano i viaggi, la buona cucina e il gioco, ovvero le carte e il biliardo, praticato con gusto nei fumosi caffè di una volta.

Piero Chiara (Dissensi e Discordanze)

Chiara fu infatti un instancabile esploratore delle sue terre, dell’Italia più bella e della vecchia Europa, con una predilezione per Francia e Spagna, percorse in lungo e in largo negli anni Cinquanta, fra brasserie, corride e librai, spinto dalla medesima, bruciante curiosità che anima i suoi personaggi, anche se in ultimo fu più forte il richiamo dell’alta Lombardia in cui era nato, fra laghi, monti e colline. Le medesime dinamiche governano il rapporto con il cibo: esperto gourmet, di casa in ristoranti di classe, Chiara fu al tempo stesso cultore delle pietanze semplici, delle ricette tradizionali, dell’armonia fra piatto e stagione, insensibile ai trionfi dell’esotico che nei suoi anni si celebravano anche in cucina. Organizzata, come scritto, dall’Associazione Amici di Piero Chiara, curata da Francesca Boldrini, Serena Contini e Mauro Novelli, l’esposizione (il cui titolo si ispira a un memorabile racconto dell’autore) restituisce questo universo e queste passioni con l’ausilio di cimeli, fotografie, libri, documenti provenienti dagli archivi del Comune di Varese, del Comune di Luino, della Fondazione Mondadori, da archivio privato Boldrini Cattaneo e da altri collezionisti. Accompagnano le vetrine pannelli esplicativi e un filmato, nel quale sono stati montati brani di interviste e film tratti dalle opere dello scrittore luinese.

(Malpensa 24)

Torna così a risuonare, nelle sale del Castello di Masnago, la magnetica voce di quell’eccezionale affabulatore che fu Piero Chiara. La briosa naturalezza con cui lo scrittore seduce i lettori non si deve soltanto a un talento narrativo cristallino, ma anche a un duro lavoro di preparazione e affinamento. Intanto, prima di posarsi sulla pagina le parole volteggiano a lungo nell’aria. Le sue sono storie spesso cavate dalla memoria, trasfigurate e poi raccontate agli amici, con quella verve che molti ancora ricordano, “per aggiustare i fatti, per calibrarli e portarli a giusta incandescenza. Scaldo il mio racconto, lo attanaglio e lo martello come fa il fabbro col ferro”. Quando è necessario, prende appunti e si documenta sui luoghi o i personaggi in scena. Non conosce il terrore della pagina bianca, bensì “il prurito dello scrivere”, che lo coglie quando sente giunto il momento buono. Allora afferra una penna e dà inizio alla stesura, che avviene di slancio, con pause frequenti: “quando scrivo devo alzarmi ogni dieci minuti: aprire un libro, guardare dalla finestra, prendere il cannocchiale e osservare le montagne o guardare i fiori che spuntano sul mio terrazzo di Varese o telefonare a un amico per combinare una partita a carte”. Poi rilegge il lavoro, tempestandolo di correzioni, e a volte lo ricopia su un quaderno, del quale riempie la facciata di destra, lasciando la sinistra libera per ulteriori inserimenti. A questo punto si aprono due strade: o lascia il tutto a riposare, una stagionatura che a volte poteva durare anni, oppure lo affida alla segretaria Gigliola, perché lo batta a macchina.

Chiara ed Ugo Tognazzi (Premio Chiara)

Sul dattiloscritto interviene di nuovo, operando ricuciture, tagli, aggiunte. Collauda il testo ad alta voce, fermandosi a pettinarlo là dove coglie degli intoppi; per saggiarne l’effetto, a volte lo legge a persone di fiducia. Quando finalmente si ritiene soddisfatto lo invia alla casa editrice, dove subisce la consueta trafila: pareri di lettura, confronti con i redattori, giri di bozze…Non finisce qui, tuttavia, l’impegno di Chiara, che segue con scrupolosa attenzione le fasi dell’allestimento dei suoi libri: vigila sulle scelte paratestuali e spesso si incarica di scegliere in prima persona l’illustrazione di copertina, per la quale sfrutta volentieri i pittori che colleziona. Fra le numerose passioni di Piero Chiara, il cinema non figura. Per capirlo basta scorrere i suoi libri, nei quali sono rarissime le scene in cui compare il grande schermo, mentre non si contano i riferimenti alla fotografia e al teatro, cui guardò sempre con vivo interesse. Viceversa, fu il mondo del cinema ad appassionarsi alle opere di Chiara. Aprì la strada Alberto Lattuada, che ottenuti i diritti sul romanzo La spartizione ne ricavò un film, Venga a prendere il caffè da noi, uscito nel 1970 con grande successo, favorito dalla memorabile interpretazione di Ugo Tognazzi nei panni di Emerenziano Paronzini. Nello stesso anno il pubblico della Rai apprezzò lo sceneggiato in cinque puntate tratto dal giallo I giovedì della signora Giulia. Le richieste di trasposizione iniziarono a fioccare, e Chiara si decise a mettere mano ai propri racconti. Creò inoltre alcuni soggetti originali e lavorò a una maliziosa sceneggiatura dei Promessi sposi, rimasta nelle sue carte e pubblicata solo nel 1996.

(Amazon)

Deluso dalla modestia di troppe riduzioni, sconcertato dai nudi femminili che abbondavano anche nelle pellicole di miglior livello, come La stanza del Vescovo (1977), diretto da Dino Risi, Chiara finì col maturare una certa rassegnazione, convinto che in fondo “vendere un libro al cinema è come vendere un cavallo: si può sperare che il padrone lo tratti bene, non lo sforzi, lo nutra a dovere, ma poi non si può andare a controllare come sta, il nuovo padrone lo può anche macellare”. Per qualche tempo fu tentato dall’idea di provarsi in prima persona come regista, ma infine preferì lasciar perdere. Si divertì invece ad apparire in film ispirati alle sue opere. Ma non è in questi cammei, quanto nelle interviste e nelle partecipazioni ai programmi televisivi che splendono le scintille della straordinaria vena istrionica di Piero Chiara, per il quale fra un’appassionata partita a poker e l’arte della scrittura correvano in fondo delle similitudini, come osservò con arguzia Gian Carlo Vigorelli, affermando che nei propri libri “Chiara non cambia mai le sue carte, ma il mazzo sa mescolarlo bene, conduce a sorpresa la partita, gioca con bravura anche se non ha sempre in mano il settebello, e soprattutto non si abbandona, come oggi fanno quasi tutti, allo sterile piacere del gioco solitario”. (Fonte: cartella stampa)

Varese, Castello di Masnago (Varese News)

La bellezza del vivere Passioni di Piero Chiara

Castello di Masnago, via Cola di Rienzo 42, Varese dal 25 settembre al 31 dicembre 2021

Orari: 10/12,30 – 14/18, lunedì chiuso


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