Arsenico e vecchi merletti (Arsenic and Old Lace, 1944)

Brooklyn, Stati Uniti d’ America, anni ’40, giorno di Halloween, una città “dove tutto può succedere e di solito succede”. Così, mentre la gente si azzuffa allo stadio per il risultato di una partita di baseball, ecco che uno scapolo incallito come Mortimer Brewster (Cary Grant), irreprensibile critico teatrale, autore di libri dai titoli inequivocabili riguardo la sua contrarietà agli sponsali (da La Bibbia dello scapolo a Il matrimonio, una truffa e un fallimento), sta per convolare a nozze con la bella Elaine (Priscilla Lane), figlia del reverendo Harper (Grant Mitchell), mentre quest’ultimo a sua volta si trova proprio in casa Brewster, sorseggiando il tè e chiacchierando amabilmente con una delle due zie di Mortimer, Abby (Josephine Hull). L’adorabile vecchina dai modi cortesi e un po’ affettati, si dedica insieme alla sorella Martha (Jean Adair) a benemerite e conclamate attività di beneficenza, ad esempio l’odierna consegna di scatoloni colmi di giocattoli da destinare ai bambini poveri, ma anche ad altre prodigalità benefiche, almeno nella loro ottica, tenute debitamente celate, ovvero la cessazione delle pene di individui anziani e malati, ormai soli al mondo, offrendogli del vino di sambuco, corretto con arsenico, stricnina ed un pizzico di cianuro. Discendenti dei padri pellegrini che giunsero in America a bordo del Mayflower nel 1620, non dimenticano poi di conferire ai “beneficiati” i conforti religiosi, un funerale allestito nella cantina della loro graziosa villetta, che d’altra parte affaccia su un antico cimitero, al pari dell’abitazione del reverendo.

Jean Adair e Josephine Hull (Unsung Films)

Ad aiutarle nella sepoltura, il nipote Teddy (John Alexander), il quale crede di essere il presidente Roosevelt, intento alla costruzione del Canale di Panama. Intanto Mortimer, giunto a casa per annunciare alle zie l’avvenuto matrimonio e la partenza per le Cascate del Niagara in viaggio di nozze, scoprirà per caso la dodicesima vittima nascosta in una cassapanca, dando vita a tutta una serie di equivoci e malintesi con la consorte, oltre a varie situazioni paradossali, che andranno ad incrementarsi con l’arrivo del fratello Jonathan (Raymond Massey), evaso dal manicomio criminale in compagnia del Dott. Einstein (Peter Lorre)… Adattamento piuttosto fedele dell’omonima commedia teatrale scritta nel 1939 dal drammaturgo americano Joseph Kesselring (debuttò a Broadway al Fulton Theatre il 10 gennaio 1941, prodotta da Lindsay e Crouse,   per la regia di Bretaigne Windust), ad opera degli sceneggiatori Julius J. e Philip G. Einstein, diretta con brio da Frank Capra rispettando l’unità di luogo del testo d’origine, Arsenic and Old Lace potrebbe considerarsi una realizzazione minore se confrontata con i precedenti e successivi lavori del cineasta italo-americano, in quanto, nel suo sprizzare da ogni singolo fotogramma humour nero e bizzarria, sembrerebbe distante, almeno di primo acchito, da quelle considerazioni sociali a lui care.

American actors Cary Grant (1904 – 1986), as Mortimer Brewster, and Priscilla Lane (1915 – 1995) as Elaine Harper, in ‘Arsenic and Old Lace’, directed by Frank Capra, 1944. (Photo by Silver Screen Collection/Getty Images)

A ben vedere però, insieme all’accurata messa in scena che movimenta non poco un impianto complessivo di evidente derivazione teatrale, si può certo individuare lo sguardo non propriamente benevolo verso la “buona civiltà”, americana nello specifico ed umana in linea generale, rimarcato dall’impianto originario: le affabili zie Martha ed Abby infatti, discendenti come su scritto dai Padri Pellegrini, fra i primi colonizzatori dei futuri Stati Uniti d’America, appaiono intente a mettere su una sorta di rinnovato ordine sociale che ha il suo punto di partenza in un uso distorto della benevolenza caritatevole nei confronti dei propri simili, ergendosi a giudici delle loro sofferenze nell’adattare queste ultime ad una morale del tutto personale, perché trovino opportuna compensazione. L’abilità profusa nella regia da Capra consiste nell’assecondare, nei limiti ben definiti dell’ironia propria di una screwball comedy, un’aura sospesa fra ordinarietà quotidiana e follia, assecondandone il loro continuo ed esagitato mescolarsi nel corso della narrazione, suffragata al riguardo dall’interpretazione quanto mai spassosa di Cary Grant, a volte piacevolmente sopra le righe, impagabile, anche per il tramite della mimica facciale, nell’esternare stupore e raccapriccio, anche con lo sguardo rivolto alla macchina da presa, quindi agli spettatori, a volerne ricercare la complicità, senza dimenticare poi l’espressione di una felicità conclamata nell’apprendere di non far parte di quella famiglia certo squinternata nell’adattare, da buoni americani, la loro libertà alle convenzioni sociali, andando a porre in essere un uso distorto o quantomeno ambiguo di entrambe.

John Alexander (BAMF Style)

Girato nel ’41 ma reso disponibile per la proiezione solo quattro anni più tardi, causa il sopraggiungere del Secondo Conflitto e il dover attendere che si concludessero le repliche in quel di Broadway, Arsenic and Old Lace appaga e sorprende tuttora per il felice apparato visivo, con una scenografia (Max Parker) che nella sua ricercata essenzialità da ricostruzione in studio (la prospettiva del cimitero adiacente alla villetta con qualche lapide in primo piano, il ponte di Brooklyn, lo sfondo di Manhattan, gli interni di casa Brewster) riesce comunque ad offrire un’atmosfera realisticamente sinistra e straniante, circoscritta all’interno di un consueto contesto urbano, dove irrazionalità e razionalità sembrano scendere a patti nel confondere i rispettivi confini. Oltre al citato Grant e allo splendido duo Josephine Hull / Jean Adair nelle vesti delle soavi vecchiette, fra i componenti del cast risalta in particolar modo Raymond Massey nel ruolo di Jonathan, affiancato da un Peter Lorre mellifluo e sinistro al contempo nell’interpretare l’avvinazzato finto dottore che ha reso il volto del primo un campo di battaglia conteso fra cicatrici e profondi solchi, per un intervento di plastica facciale non del tutto riuscito: Capra, non potendo contare su Boris Karloff, interprete del personaggio in teatro, ebbe l’intuizione di far truccare Massey ad imitazione della Creatura resa proprio dal citato Karloff nel Frankenstein (1931) di James Whale, contribuendo così ad inserire nell’iter narrativo, come già notato da molti, una parodia del genere horror (esplicitata dalla battuta di Mortimer nell’osservare vedere il viso di Jonathan: “Dove hai presso quella faccia, ad Hollywood ?”).

Raymond Massey (FilmFanatic)

Andando a concludere, Arsenic and Old Lace si sostanzia tuttora alla visione come un film divertente, dal ritmo piacevolmente sussultorio e dai dialoghi scoppiettanti, avvolto da un’atmosfera macabra, non lungi da più di una riflessione sulle umane debolezze e le variabili modalità esistenziali nell’approcciarsi alla vita, fino a palesare la necessarietà di un minimo di follia nella ritualità quotidiana, quasi a nobilitarne l’incedere, come rivela il finale del film, quando all’esclamazione di Mortimer “Sono figlio di un cuoco di bordo!”, un ormai rassegnato tassista, che ha atteso all’ingresso di casa Brewster per circa due ore il risolversi dell’intricata situazione, risponde, ormai rassegnato “E io sono una caffettiera!”, a testimoniare che forse proprio la tanto sbandierata “normalità” rappresenti il vero malanno.

Peter Lorre (IMDb)

Pubblicato su Diari di Cineclub N.103-Marzo 2022


2 risposte a "Arsenico e vecchi merletti (Arsenic and Old Lace, 1944)"

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