
– INGMAR BERGMAN
VARIOUS
“Film come sogni, film come musica. Nessun’arte passa la nostra coscienza come il cinema, che va diretto alle nostre sensazioni, fino nel profondo, nelle stanze scure della nostra anima”. (Ingmar Bergman)
Una frase emblematica, idonea a riassumere la poetica cinematografica di un autore, di cui quest’anno si celebra il centenario dalla nascita, tra i massimi protagonisti del cinema europeo, che, poggiando sulle solidi basi della cultura teatrale e letteraria della sua terra d’origine, ha saputo evolversi dalle iniziali fasi sperimentali ad una rigorosa essenzialità stilistica, sempre rispettosa, tanto come scrittura che come regia, del mezzo cinematografico in quanto tale, ponendo cruciali e sempre attuali interrogativi sulla condizione umana nel percorrere il tortuoso sentiero all’interno dell’esistenza.

Un cammino reso tanto esteriormente, offrendo congruo risalto ad ogni manchevolezza umana (la resa di un’incomunicabilità che va dal conflitto generazionale alla crisi di relazione, passando per i rapporti sociali e i conflitti col proprio essere), nella visualizzazione di una strenua battaglia spesso rivolta a cause in cui non si crede profondamente o che comunque lasciano il senso di aver lottato invano, quanto interiormente, dove il non credere può anche essere assunto come opportuno modus vivendi, non trovando conforto alcuno né nelle astratte risposte della scienza, né, tantomeno, nel “silenzio come voce di Dio”.