
“Lisa Lisetta, quando ti vedo
la mia fronte scotta e
sento il cuore battere in
fretta in fretta…”
“Ah… Bei versi, magnifici! E tu gli vuoi molto bene?”
“Si, ho perso la testa…”
“Ah, sì? Hai perduto la testa? Per uno che scrive questi versi… E se tu avessi conosciuto Leopardi, che cosa ti saresti perso, eh…???”

Dialogo tra Lisetta Catone (Primarosa Battistella) ed il “turco” Felice Sciosciammocca (Totò), in una scena del film Un turco napoletano, 1953, per la regia di Mario Mattoli, adattamento ad opera di Sandro Continenza, Italo De Tuddo, Ruggero Maccari e Mario Monicelli della pochade Nu turco napulitano (1888) di Eduardo Scarpetta: Felice, interpretato dal “principe della risata”, evaso di galera insieme al ladro Faina (Aldo Giuffré), con la complicità di quest’ultimo si è sostituito ad un eunuco, il quale doveva recarsi dal commerciante Don Pasquale Catone (Carlo Campanini) a far da segretario ma anche vigilante delle donne di casa, la moglie Giulietta (Isa Barzizza) e la figlia di primo letto Lisetta…Equivoci e risate fino al lieto finale, per il primo titolo di una breve serie che vedrà adattate per il grande schermo altre due commedie di Scarpetta, Miseria e nobiltà (1888) ed Il medico dei pazzi (O miedeco d’e pazze, 1908 ), per altrettanti film sempre diretti da Mattoli e con Totò ad interpretare Felice Sciosciammocca.