Ricordando Mauro Bolognini: Arrangiatevi (1959)

Mauro Bolognini (Wikipedia)

Ricorre oggi, martedì 28 giugno, il centenario della nascita di Mauro Bolognini (Pistoia, 1922-Roma, 2011), regista, cinematografico e teatrale, forse non sempre adeguatamente celebrato ma la cui opera andrebbe riconsiderata, a parere di chi scrive, nella sua totalità, pur nella considerazione che al suo interno possano facilmente individuarsi due filoni: uno è quello che, dall’esordio con Ci troviamo in galleria (1953), dopo essere stato assistente di Luigi Zampa in Italia e di Yves Allégret e Jean Delannoy in Francia, andava a seguire una linea che potremmo definire sanamente popolare, mettendo in scena, con ineffabile cura formale, commedie leggere ma non necessariamente disimpegnate, l’altro invece tendeva a sfruttare soggetti d’ispirazione letteraria, fruendo anche dell’apporto di sceneggiatori quali, tra gli altri, Pier Paolo Pasolini, senza comunque dimenticare l’attenzione verso il pubblico, in particolare nelle scelte figurative. Esemplare a tale ultimo riguardo la resa sullo schermo, 1960, della trasposizione, con più di una modifica, del romanzo di Vitaliano Brancati Il bell’Antonio (Bompiani, 1949), interpreti principali Claudia Cardinale e Marcello Mastroianni. Il mio personale ricordo va dunque a sostanziarsi nell’analisi del film Arrangiatevi, 1959, su sceneggiatura di Leo Benvenuti e Piero De Bernardi, i quali adattarono la commedia teatrale in vernacolo fiorentino Casa nova…vita nova, scritta nel 1956 da Mario De Majo e Vinicio Gioli.

(Pinterest)

La narrazione prende il via a Roma, subito dopo la fine della Seconda Guerra, “quando in Italia c’erano più macerie che case e migliaia di senza tetto erano impegnati in una caccia all’alloggio. Chi aveva avuto la fortuna di trovare una casa libera, per farsela assegnare occorreva che corresse a denunciarla al Commissariato Alloggi…tempi duri, in cui per sopravvivere occorrevano decisione, occhio, riflessi pronti…”. Doti, quelle descritte, che non mancano certo a Peppino Armentano (Peppino De Filippo), professione callista, che si è appena sincerato della morte di una pittrice, sola al mondo, uccisa all’interno della sua abitazione, per poi dare vita ad una vera e propria gara con un profugo istriano, anche lui interessato a denunciare la possibilità di una dimora, che avrà come risultato il suo conferimento ad entrambe le famiglie, per una convivenza che, trascorsi 12 anni, si rivelerà piuttosto problematica. Infatti, se gli Armentano hanno mantenuto l’impianto d’origine, oltre a Peppino sua moglie Maria (Laura Adani), il padre di quest’ultima, Illuminato (Antonio De Curtis), la figlia maggiore Maria Berta (Cristina Gajoni), la minore Bianca (Cathia Caro), studentessa alle Magistrali, e i figli Nicola (Marcello Paolini), in servizio militare nel corpo dei Bersaglieri, e Salvatore (Enrico Olivieri), seminarista, i profughi istriani, inizialmente marito, moglie e nonno, hanno invece incrementato il nucleo familiare di 8 componenti e un nono è in arrivo…

Antonio De Curtis, Laura Adani, Peppino De Filippo (Antoniodecurtis.com)

Un aiuto potrebbe essere dato dal fidanzato di Maria Berta, il pugile Romano (Angelo Zanolli), che offrirebbe l’anticipo per l’acquisto di un costruendo appartamento in vista delle nozze, ma Peppino è scosso da un forte orgoglio, è lui a dover provvedere ai suoi cari, mantenendo fede alla promessa rivolta a Maria, ormai da anni, di rinvenire una sistemazione definitiva. Finirà però nel farsi coinvolgere nei traffici del maneggione Pino Calamai (Vittorio Caprioli) e della moglie Marisa (Franca Valeri), che, dopo varie traversie, come una scommessa relativa alle fumate per l’elezione del nuovo pontefice, riusciranno a fargli firmare un contratto di locazione relativo ad un antico palazzotto di ben 10 camere, tre bagni, accessori e telefono, per sole 10mila lire al mese. Un’occasione certo, ma l’abitazione vanta un passato piuttosto particolare, quando, prima della Legge Merlin, era considerata una “casa chiusa”… Arrangiatevi offre spazio tanto ad una critica di costume incline a rasentare felicemente il grottesco, quanto ad una visione d’insieme richiamante gli stilemi neorealistici, con la regia di Bolognini sempre attenta, riprendendo quanto su scritto, ad una ricercata composizione formale, volta ad esaltare la profondità di campo con accurate inquadrature, coadiuvata dalla fotografia in bianco e nero di Carlo Carlini che in determinate situazioni, nelle riprese d’interni ad esempio, rimarca la contrapposizione fra luce ed ombra.

Antonio De Curtis (Comune di Cesena)

Peppino De Filippo, affiancato da un’intensa Laura Adani nel dare vibrante adito a differenti stati emozionali, è qui interprete a tutto tondo, donandoci una recitazione che si arricchisce di varie sfumature nel coniugare ironia e toni dolenti, andando ad interpretare un uomo che con dignità si prodiga nel mantenere determinati valori all’interno della propria famiglia, superando in tal guisa pregiudizi e prese in giro ad opera dei consueti sepolcri imbiancati d’evangelica memoria, aprendo inoltre simbolicamente le porte alla speranza di un inedito futuro per un paese segnato dalle stimmate ancora sanguinanti del Secondo Conflitto. Ruolo invece insolitamente secondario per il sempre immenso Totò, nei panni di nonno Illuminato, idoneo però a fare la differenza nello spargere sagacia ed umorismo salace che donano gustosa caratterizzazione a varie sequenze (indimenticabile l’espressione che accompagna il riaffiorare dei ricordi…nella casa rinvenuta dal genero ci stava la Sora Gina…), così come nell’accompagnare note più malinconiche (l’addio al coetaneo istriano, rammentando le tante giornate animate dai consueti battibecchi).

De Filippo, Vittorio Caprioli, Franca Valeri (Antoniodecurtis.com)

Mirabile anche la caratterizzazione offerta dalla coppia Caprioli- Valeri, l’uno traffichino dai modi suadenti e serpentini, l’altra intenta a nascondere con arie da snob e finezza esibita a piè spinto il suo passato da cocotte (con tanto di nome d’arte, Siberia…). Nella prima parte in particolare i toni della narrazione si fanno adeguatamente descrittivi, nell’attenta visualizzazione di ambienti, accadimenti, situazioni e, congiuntamente al congruo risalto rivolto alle interpretazioni attoriali, rendono con lucido realismo la triste situazione in cui versava il paese una volta venuto fuori dalla guerra, gli strenui tentativi volti a restare a galla, annaspando fra i marosi dello sbando morale e materiale, affrontando miseria e sbigottimento nel cercare di offrire a se stessi e ai propri congiunti un’esistenza quantomeno dignitosa ed onesta, al di là dell’arte di arrangiarsi. Encomiabile poi il rilievo dato all’esodo giuliano dalmata, pur nei toni da commedia, evento storico affrontato dal nostro cinema per la prima volta nel 1948 con La città dolente, di Mario Bonnard.

(Napoli Fanpage)

La seconda parte, invece, una volta che la famiglia Armentano si è stabilita nella nuova casa (le riprese vennero effettuate veramente in un ex lupanare romano, in Via della Fontanella, sortendo alla sua apertura gli stessi effetti che si vedono nel film), offre maggiore spazio ad una satira piuttosto pungente, mai di grana grossa comunque, del tutto funzionale nel mettere alla berlina certo machismo italico ancora influenzato dal retaggio “dei bei tempi andati, quando c’era lui…”, la virilità esibita e unidirezionale quale presunzione di conclamata superiorità ed affermazione del proprio essere, contro la quale si ergerà non solo l’orgogliosa dignità esibita da mamma Maria, finalmente consapevole che è l’uomo, l’essere umano, nella complessità dei suoi comportamenti ed atteggiamenti a fare la differenza, rendendo pulito ed onesto ciò che agli occhi dei soliti benpensanti non lo è, ma anche l’invettiva finale esternata da nonno Illuminato, dall’alto del davanzale di una finestra finalmente aperta ad una nuova vita, ad una inedita mentalità, ad una concreta ricostruzione: “E lo volete un consiglio, militari e civili, piantiamola con queste nostalgie! Oltre che incivile, è inutile! Oramai li hanno chiusi! A voi italiani è rimasto questo chiodo fisso, qui. Toglietevelo! Oramai li hanno chiusi! Arrangiatevi!” .

(Lombardia Beni Culturali)

Tante le sequenze spassose, come quella della gara del tiro alla fune tra i due nonnini che porterà entrambi all’ospedale con un’ernia bilaterale, mentre il piano di Illuminato e Nicola prevedeva il solo infortunio dell’istriano, così da non poter pagare la pigione causa le spese mediche, i duetti fra Caprioli e Valeri o quelli che li vedono coinvolti con De Filippo o qualche scambio di battute fra quest’ultimo e Totò, per non scrivere dei toni da pochade scatenati dall’equivoco risultante dalla possibilità che la famosa casa abbia riaperto o del dialogo tra Maria e la figlia Maria Berta, la prima al colmo della rabbia perché ha saputo di come Peppino avesse frequentato la casa, la seconda disperata in quanto il fidanzato, invece, non vi è mai stato… Arrangiatevi, andando a concludere, è un film in cui tuttora risalta una pregevole costruzione narrativa e visiva, denso d’umanità, con ottimi interpreti ed un ritmo narrativo, sostenuto ulteriormente da un incalzante motivo sonoro (Carlo Rustichelli), piuttosto spigliato nell’abbracciare satira ed impegno sociale, testimonianza di un regista, e di un cinema, certo poliedrico ed inventivo nel coniugare intrattenimento e autorialità.


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