Le ragazze non piangono

Basilicata, tempi nostri. Ele (Emma Benini), 19 anni, studentessa all’ultimo anno di liceo, introversa e solitaria, una passione per la fotografia, ereditata dal padre, fotografo, che era solita accompagnare nei suoi spostamenti in camper, alla ricerca di località o anfratti insoliti da ritrarre. Il genitore purtroppo è venuto a mancare sette anni addietro, un lutto che Ele non è ancora riuscita ad elaborare, coltivando comunque il sogno di rimettere a posto coi suoi risparmi quel mezzo che ha condotto la sua famiglia un po’ dappertutto ed ora giace malconcio in una rimessa, gestita dall’amico Mimmo (Max Mazzotta), così da intraprendere un agognato viaggio, ulteriore motivo di scontro con la madre, alla quale, tra l’altro, non ha mai perdonato il trasferimento dalla nativa Rimini per seguire il compagno, che intenderebbe invece provvedere alla rottamazione,. Mia (Anastasia Doaga), anche lei diciannovenne o poco più, è arrivata in Italia dalla Romania, Bucarest, scampando alle violenze del padre alcolizzato, lasciando sola la sorellina Julia, la madre ha infatti abbandonato la famiglia da tempo. Lavora per un’impresa di pulizie, all’interno dello stesso liceo frequentato da Ele, e le due ragazze avranno modo d’incontrarsi casualmente e mano a mano conoscersi, tanto che Mia si adopererà perché il suo ragazzo, Radu, rimetta in sesto l’amato camper dell’amica. Una volta che andrà incontro all’ennesimo litigio con la madre, Ele prenderà subitamente la decisione di mettersi in viaggio alla guida del vetusto caravan, destinazione Trentino, così da affidarlo alla custodia dell’amico di famiglia Lele (Matteo Martari), ritrovandosi a bordo proprio Mia, anche lei in fuga…

Emma Benini

Diretto da Andrea Zuliani, al suo esordio alla regia di un lungometraggio, anche autore della sceneggiatura insieme a Francesca Scanu, Le ragazze non piangono è stato presentato nei giorni scorsi, in concorso (Sezione Panorama Italia), alla 20ma edizione di Alice nella Città, manifestazione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, incentrata sulle tematiche inerenti alle nuove generazioni. Racconto di formazione in forma di road movie, il film, pur non potendo fare a meno di notare qualche momento un po’ statico ed una lentezza a tratti evidente, mi ha piacevolmente sorpreso per le modalità narrative messe in scena, volte a condividere con gli spettatori, avallando trasporto sincero e realismo, quanto Ele e Mia andranno percettivamente a conoscere nell’ambito del viaggio insieme, quel rincorrersi tra sconcerto e meraviglia una volta che dovranno far fronte ad inedite sensazioni nel ritrovarsi in determinati luoghi o nell’affrontare determinate situazioni, fino ad acquisire una inedita consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità, ulteriore e concreta tappa che le condurrà verso l’età adulta. Zuliani asseconda con sensibilità le interpretazioni delle due protagoniste, intese a rendere con naturalezza le rispettive indoli caratteriali ed un comportamento conseguente al non aver entrambe del tutto attraversato, per motivi diversi, la necessaria fase adolescenziale, bloccate in un bozzolo protettivo dalla differente consistenza.

Anastasia Doaga ed Emma Benini

Felice poi l’ intuizione di adibire diverse location naturali (le riprese si sono svolte fra la Basilicata, Roma e la Provincia Autonoma di Trento) in sostituzione dei consueti “luoghi deputati”, quali scenari sui quali stagliare tutte le emozionalità proprie di una personalità in lotta con se stessa per rinvenire la propria affermazione esistenziale. Le ragazze non piangono riesce dunque nel non facile intento di narrare una storia di formazione nell’ambito di una complessa realtà giovanile, senza inciampare negli ostacoli degli stereotipi o schematismi di comodo atti ad ingraziarsi gli spettatori, suffragando piuttosto un’emotività scevra da compiacimenti, vedi l’utilizzo estremamente funzionale della colonna sonora nel rimarcare suggestioni e scompigli emozionali, in sinergia con una delicatezza dal retrogusto poetico nell’accostarsi, per esempio, all’improvviso e naturale rivelarsi di pulsioni sessuali finora trattenute, anche queste rivelatrici di una dimensionalità caratteriale in fase di continuo assestamento. La descritta veridicità immedesimativa dei personaggi, il realismo complessivo delle situazioni in cui si trovano coinvolti, sembra comunque, riporto la mia sensazione più immediata, operare nell’ambito di una trasmutazione dei luoghi verso una dimensione astratta, probabilmente con l’intenzione di voler rendere l’impatto, visivo e contenutistico, di un viaggio che, elemento non nuovo, concordo, diviene nel suo protrarsi più propriamente interiore.

Il tutto reso dallo sguardo di un organismo e di una personalità in crescita, dove però acquisiscono la loro importanza tanto quel che si è provato lungo il cammino quanto il raggiungimento della meta, ovvero la consapevolezza di aver tangibilmente avvertito, mantenendosi in difficoltoso equilibrio sulla corda tesa di un sussultorio e scomposto alternarsi di gioie e dolori, la percezione della propria essenza e della propria unicità, anche in forza di una conclamata diversità a rendersi valore aggiunto e mai scriminante. Si rivelerà allora d’uopo perseverare nel coltivare tale assunta inedita cognizione ed impiegarla quale idonea luce a rischiarare quel nuovo percorso che si andrà ad intraprendere, cui non saranno certo estranee deviazioni improvvise dovute ad avversità o contrasti, nell’istantaneità della quotidiana esistenza e resistenza.


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