L’ultima notte di Amore

(MyMovies)

Presentato all’interno della sezione Special Gala alla 73ma Berlinale, L’ultima notte di Amore, scritto e diretto da Andrea Di Stefano (Escobar, 2014; The Informer, 2019), si è rivelato alla visione come un film dal forte impatto visivo ed emotivo, incline a delineare un realistico spaccato dell’odierna realtà sociale servendosi del genere polar, ripescando il neologismo coniato dalla critica francese congiungendo i termini policier, poliziesco, e noir, nell’unificare, anche se non necessariamente a legare strettamente fra di loro, due diversificazioni portanti del thriller propriamente detto. Nel corso dell’intrigante narrazione si vanno quindi a visualizzare le difficoltà inerenti al mantenere dritta la barra dell’onestà e della rettitudine morale quando vedi buona parte del mondo, del tuo mondo, volgere in tutt’altra direzione, stringendo i denti nel tirare avanti dignitosamente insieme ai familiari sino alla fine del mese, pur nell’evidente consapevolezza di come lo stipendio percepito non sia quasi mai equiparabile nella sua materica entità tanto alla qualità del lavoro svolto quanto ad un costo della vita sempre più elevato. E’ quanto succede a Franco Amore (Pierfrancesco Favino), integerrimo tenente di Polizia che in 35 anni di servizio non ha mai sparato ad un uomo, ora alle prese con l’ultima notte lavorativa in quel di Milano, visto che all’indomani lo attende il pensionamento. Il nostro ha una figlia, studentessa universitaria, nata da una precedente unione, ed ora è sposato con Viviana (Linda Caridi), di origini calabresi.

Pierfrancesco Favino (Il Cineocchio)

Una coppia legata da un sentimento profondo, congiunto ad una certa complicità, anche se i parenti di lei, nello specifico il cugino Cosimo (Antonio Gerardi) con il suo giro di affari non propriamente leciti, hanno ostacolato la carriera del nostro, che si è sempre mantenuto fermamente distante da quell’ambiente, pur accettando a volte di fare da autista/guardia del corpo al citato affine, così da poter contare su qualche euro in più nello sbarcare il lunario. La coppia vive in un appartamento nei pressi della Stazione Centrale, dove Viviana ha riunito parenti ed amici per una festa a sorpresa in onore di Franco, il quale, appena rientrato da una corsa e non ancora ripresosi dalla commozione, riceve una telefonata dal suo superiore, vi è stata una sparatoria sull’autostrada, forse un tentativo di rapina, il fraterno amico e collega Dino (Francesco Di Leva) ha perso la vita. Una vicenda contorta, in cui l’irreprensibile poliziotto potrebbe essere coinvolto: la verità, al pari dei dadi lanciati dal destino, può avere diverse facce… L’ultima notte di Amore prende il via con uno straordinario piano sequenza, una panoramica aerea del capoluogo lombardo, presentato quindi in guisa di ulteriore protagonista: dall’universale del frenetico scintillio delle luci e del brulichio del traffico notturno giunge al particolare dell’abitazione in cui risiede la famiglia Amore, una zona meno illuminata, sorta di mondo a parte, avulso dal resto della città, rimarcando al riguardo il lavoro svolto sulla fotografia, calda, “pastosa”, ad opera di Guido Michelotti, che esalta la scelta di girare in pellicola 35MM.

Favino e Linda Caridi (Oltreilponte.org)

Ecco allora la rappresentazione di una determinata dimensione circoscritta dall’ordinarietà dell’apparente, consueta, “normalità”, il cui velo sarà squarciato dall’irrompere di un flashback che ci riporta a dieci giorni prima, quando Franco entrava casualmente nelle grazie di un gioielliere cinese e, grazie a Cosimo, si trovava ad essere invitato insieme alla consorte nel suo lussuoso appartamento, vedendosi poi offrire un lavoro in qualità di addetto alla sicurezza per un imminente trasporto di diamanti, che finiva con l’accettare, anche se avrebbe preferito attendere il giorno dopo essersi pensionato, coinvolgendo poi Dino, che, con un figlio da mantenere, non si tirava certo indietro, visto il subitaneo e consistente pagamento in contanti. Senza svelare altro della trama, scrivo soltanto che quanto andrà a verificarsi nel corso del tragitto dall’aeroporto verso la gioielleria sarà la dimostrazione di come le persone dotate di una spessa caratura morale, pur deviando pericolosamente dal sentiero che si sono imposte di percorrere, riescano sempre e comunque, potendo anche contare sulla fattiva collaborazione della compagna di vita, a mantenere una ferma dignità, rispettosa di un codice comportamentale del tutto personale, ma tutto sommato permeato di una certa eticità nel mettere in atto quanto si ritiene giusto ed uscire “puliti” da torbide storie che vedono protagonisti individui ambigui, più che propensi ad abbeverarsi alla fonte del Male, anche in memoria delle persone care che sono rimaste coinvolte a caro prezzo.

Antonio Gerardi (i400calci)

Andrea Di Stefano nel fare leva su uno stile registico concretamente funzionale, mai velleitario o fine a se stesso, mantiene sempre piuttosto tesa la fune della suspense, anche in sequenze al limite di una comunque plausibile sospensione dell’incredulità (come quella che vede Viviana intenta alla ricerca di un sacchetto lungo un viadotto autostradale), offrendo in definitiva, riporto come al solito il precipuo sentore avvertito nel corso della visione, la suggestiva sensazione che, per quanto nel costrutto di una scrittura cinematografica, tutto si stia verificando “qui ed ora”, evidenziando in particolare la sequenza girata sull’autostrada in notturna, tra le auto che sfrecciano strombazzando e lampeggiando, con i guidatori incuranti ed indifferenti al tragico evento verificatosi. Il tangibile senso realistico offerto al racconto, attraversato da una stuzzicante colonna sonora (Santi Pulvirenti) che mescola con disinvoltura note, fischi e affanni, interessa poi anche la caratterizzazione dei personaggi principali, dal Franco interpretato con impagabile aderenza da Favino, misurato ma intenso tanto nelle movenze complessive quanto nella mimica facciale, offrendo le sfumature caratteriali proprie di chi funge da filtro alle brumose vicende in cui si troverà coinvolto, un individuo comune la cui quotidiana ordinarietà è sconvolta, un po’ come nei film di Hitchcock, da un evento straordinario e comunque estraneo alla sua consueta condotta, che lo condurrà ad un’inaspettata reazione.

Francesco Di Leva e Favino (Sale della Comunità, foto di Loris T. Zambelli)

Molto bella anche la rappresentazione di Viviana offerta dalla Caridi, particolare mescolanza di dolcezza e repentina aggressività nell’adattarsi con piglio risoluto ad ogni circostanza insolita che andrà a pararsi innanzi, così come quella di Cosimo delineata da Gerardi nel dare spazio alla tracotanza basata sulla sicumera, precipuamente economica, propria di chi si è fatto subitamente da sé, aggirando, se non abbattendo, qualsiasi ostacolo che andasse ad intralciare i propri piani espansionistici, fino a quando anche lui non si troverà di fronte a qualcosa che supera le sue possibilità subdole e serpentine, ovvero la sottile linea d’ombra che può rivestire di plurivocità azioni del tutto lecite, come quelle messe in atto dall’imprenditore cinese, sulle quali si agitano i consueti fantasmi del facile profitto e della sopraffazione, coltivando l’illusione di una facile ricchezza che si rivelerà altrettanto rapida nello sfuggire di mano. Nulla nel corso del racconto è mai come appare ai nostri occhi, tutto ciò che vada a rivestire la parvenza di una verità certa e conclamata potrà essere subitamente oggetto di contraddizione, fino a delineare il dramma grottesco di un’umanità sempre più incredula e smarrita nel ricercare una migliore qualità esistenziale, dove termini come onestà e sacrificio appaiono desueti e confinati nell’oblio di una delimitazione economica, ovvero con il denaro a quantificare e soppesare qualsiasi azione.

Andrea Di Stefano (Vision Distribution)

Andando a concludere, L’ultima notte di Amore, titolo certo emblematico, è, almeno ad avviso di chi scrive, una realizzazione che rivela una costante solidità registica e di scrittura, contornate da valide interpretazioni attoriali e da un ottimo lavoro riguardo il comparto tecnico, il tutto idoneo a stimolare un pubblico distratto dal consueto intrattenimento generalizzato, magari volto alla vacuità puramente ridanciana, riscoprendo e valorizzando le opportunità offerte dal genere quale apportatore di creatività ed accuratezza narrativa.


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