
Ci lascia Carlo Giuffrè (Napoli, 1928), morto oggi, giovedì 1 novembre, a Roma, attore prevalentemente teatrale ma che nel corso della sua carriera è stato particolarmente attivo anche nell’ambito cinematografico, così come in quello televisivo.
Una volta diplomatosi all’Accademia d’Arte Drammatica, Carlo iniziò a lavorare a partire dal 1947 con il fratello minore Aldo, scomparso nel 2010, insieme al quale debuttò dopo qualche anno nella compagnia di Eduardo De Filippo, affinando definitivamente uno stile recitativo che riusciva a spaziare con una certa naturalezza da un’ironia tenue e sorniona ad un intenso sentore malinconico, idoneo quest’ultimo a rendere una forte drammaticità; il repertorio eduardiano sarà ripreso dai due fratelli in una fase avanzata della loro carriera, quando Carlo si cimentò anche come regista (Le voci di dentro, Napoli milionaria!, Non ti pago, Natale in casa Cupiello), mentre nel 1963 fece parte della Compagnia dei giovani (Giorgio De Lullo, Rossella Falk, Romolo Valli ed Elsa Albani) per otto stagioni consecutive, recitando in opere quali, fra le altre, Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello, Tre sorelle di Cechov, Egmont di Goethe.

Al cinema Carlo fu attivo a partire dal 1950 (l’adattamento cinematografico della già citata commedia Napoli milionaria!, ad opera dello stesso Eduardo), alternando, come in teatro, commedia (anche il filone sexy degli anni Settanta) e dramma, offrendo sempre caratterizzazioni felici e di un certo spessore (indimenticabile, fra i tanti ruoli, il “masculu” Maccaluso Vincenzo de La ragazza con la pistola, Mario Monicelli, 1968, alle prese con l’indomita Assunta Patanè, interpretata da una straordinaria Monica Vitti, così come l’intenso Geppetto in Pinocchio di Roberto Benigni, 2002).
Scompare insieme a Carlo Giuffrè l’ultima vivida testimonianza del teatro tradizionale partenopeo, nella sua capacità di coniugare arte e vita in uno scambievole gioco delle parti, ed un abile caratterista cinematografico, forte di una composta signorilità anche nelle prove più “leggere”, un artista, egualmente al fratello Aldo, nel senso più vero e concreto del termine.