Ci lascia l’attore e sceneggiatore Gianni Cavina, morto nella notte di oggi, sabato 26 marzo, a Bologna, sua città natale (1940). Personalmente ne ricordo con piacere il caratteristico timbro vocale, la presenza scenica improntata a dare rilevanza ad un’espressiva fisicità, così come quello sguardo certo particolare, che nel repentino sussultare dall’espressione più severa a quella invece volta ad una incrinatura malinconica o disillusa già evidenziava una grande duttilità, della quale diede prova dapprima nell’ambito teatrale, dove ebbe luogo la sua formazione attoriale, al Teatro Stabile di Bologna, diretto da Franco Parenti e poi sul grande schermo (l’esordio risale al 1968, Flashback, Raffaele Andreassi). Qui si ritagliò ruoli da caratterista comico alternati ad interpretazioni drammatiche, anche da protagonista, stringendo in particolare un proficuo sodalizio artistico con Pupi Avati, che ne ha diretto l’ultima interpretazione, quella del notaio Pietro Giardino nell’ancora inedito Dante. Cavina iniziò la collaborazione col cineasta suo concittadino nel 1968, Balsamus, l’uomo di Satana, proseguendo poi, due anni più tardi, con Thomas e gli indemoniati e, anche in qualità di sceneggiatore, con La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone (1975), La casa dalle finestre che ridono (1976), Bordella (1976), Tutti defunti…tranne i morti (1977).
Sempre con Avati eccolo fra gli interpreti di Le strelle nel fosso (1979), Noi tre (1984), Regalo di Natale (1986), Festival (1996), La via degli angeli (1999), La rivincita di Natale (2004), Gli amici del Bar Margherita (2009), Una sconfinata giovinezza (2010), Il cuore grande delle ragazze (2011), Il Signor Diavolo (2019), titoli inframmezzati da altri rientranti nel filone della nostrana commedia sexy ma anche in quello più propriamente autoriale, come Atsalut pader (Paolo Cavara, 1979), di cui fu protagonista, o, fra gli altri, L’ingorgo – Una storia impossibile (Luigi Comencini, 1979), Il turno (Tonino Cervi, 1981), Il regista di matrimoni (Marco Bellocchio, 2006). Di rilievo infine le sue interpretazioni televisive, tra le quali quelle profuse ne Il mulino del Po, 1971, Sandro Bolchi, e nelle mini serie dirette da Avati (Jazz Band, 1978, Cinema!!!,1979, Dancing Paradise, 1982), senza dimenticare i ruoli ne L’ispettore Sarti, 1991-1994 e Una grande famiglia, Riccardo Milani, 2012-2015.
L’ha ripubblicato su Lumière e i suoi fratelli.
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