Ci ha lasciato l’attore francese, cinematografico e teatrale, Jean-Louis Trintignant (Piolenc, 1930), morto ieri, venerdì 17 giugno, a Uzès. Interprete piuttosto versatile, ha attraversato, avallando un fascino schivo ed una naturale eleganza, i vari generi, trovandosi poi a suo agio nell’assecondare gli stilemi, spesso innovativi, delle diverse tendenze che negli anni andarono ad interessare il mondo del cinema. Giovane studente di Giurisprudenza con una passione per la poesia, rampollo di una famiglia alto-borghese, stando ad alcune fonti (MyMovies) Trintignant abbandonò l’università per dedicarsi alla recitazione una volta che ebbe modo di assistere nel 1949 ad una rappresentazione de L’avaro di Molière, frequentando quindi il corso sulla commedia tenuto da Charles Dullin e Tania Balachova a Parigi, per poi entrare nella compagnia Raymond Hermantier tre anni più tardi e calcare per la prima volta il palcoscenico con la pièce À chacun selon sa faim. Sul grande schermo, dopo ruoli per lo più da comparsa, il debutto avvenne nel 1956 con S.O.S. Lutezia (Si tous les gars du monde…, Christian-Jaque), cui seguì La legge della strada (La loi des rues, Ralph Habib, 1956), affermandosi infine, acquisendo una certa notorietà, interpretando il timido Michel Tardieu stravolto, e travolto, dall’amor fou per la conturbante Juliette Hardy (Brigitte Bardot) nel film di Roger Vadim Et Dieu créa la femme (Piace a troppi, 1956), andando quindi ad accompagnare la nascita del mito B. B. al di là dei confini francesi.
Dopo una lontananza dal cinema di circa tre anni per assolvere il dovere del servizio militare (prima in Germania e poi in Algeria), Trintignant nel 1959 iniziò a dividersi fra il cinema italiano (Estate violenta, Valerio Zurlini) e quello francese (Les Liaisons dangereuses, Vadim), andando poi ad interpretare nel 1962 quello che diverrà uno dei ruoli più iconici della sua carriera, lo studente universitario insicuro ed impacciato Roberto Mariani ne Il sorpasso, 1962, di Dino Risi, road movie attraverso le strade di una Italia in divenire, sulla scia di un benessere economico che iniziava ad interessare anche le classi meno agiate. Trascinato verso “il bel vivere” a bordo di una Lancia Aurelia B24 Spider da Bruno Cortona (Vittorio Gassman), archetipo di tanti odierni cialtroni, eterno Peter Pan, smargiasso, esibizionista ed irresponsabile, Roberto è il perdente in partenza, illuso dal canto delle sirene di una società che già punta sull’apparenza e guarda con diffidenza chi appare “diverso”, la cui vera visione della realtà è data dai suoi pensieri fuori campo, del tutto in contrasto col fare accomodante e cortese. Fra i tanti titoli che lo videro interprete in seguito, all’insegna come su scritto di una disinvolta poliedricità, risalta certo il romantico Un homme et une femme (Un uomo, una donna, Claude Lelouch, 1966), che vede a fianco di Trintignant una splendida Anouk Aimée, titolo vincitore del Grand Prix al 19mo Festival di Cannes (ex aequo con Signore & signori, Pietro Germi) e dell’Oscar come Miglior Film Straniero.
Il film ebbe poi due seguiti, sempre diretti da Lelouch e con gli stessi interpreti, l’amore messo alla prova del tempo che passa: Un homme et une femme : 20 ans déjà (Un uomo, una donna oggi, 1986) e Les plus belles années d’une vie (I migliori anni della nostra vita, 2019), come cantava Yves Montand, Mais la vie sépare ceux qui s’aiment, tout doucement, sans faire de bruit/ Et la mer efface sur le sable les pas des amants désunis (Les feuilles mortes, Jacques Prévert, Joseph Kosma). Dalla fine degli anni Sessanta e fino a tutti i Settanta, le interpretazioni dell’attore francese andarono ad interessare tanto il cinema propriamente autoriale quanto quello più convenzionale e volto al grande pubblico, citando titoli, tra i tanti, quali Col cuore in gola (Tinto Brass, 1967), La morte ha fatto l’uovo (Giulio Questi, 1968), Les biches (Claude Chabrol, 1968), L’homme qui ment (L’uomo che mente, Alain Robbe-Grillet, 1968), Il grande silenzio (Sergio Corbucci, 1968), Z (Z-L’orgia del potere Costa-Gavras, 1969, vincitore dell’Oscar come Miglior Film Straniero e Premio della Giuria al 22mo Festival di Cannes), Metti una sera a cena (Giuseppe Patroni Griffi, 1969), Ma nuit chez Maud (La mia notte con Maud, Éric Rohmer, 1969), Il conformista (Bernardo Bertolucci, 1970), La donna della domenica (Luigi Comencini, 1975).
Negli anni Ottanta/Novanta e poi fino ai giorni nostri invece, Trintignant, segnato anche da una serie di tragiche vicissitudini familiari, preferì mantenere le distanze dal mondo del cinema, selezionando con cura i film cui prendere parte, come La terrazza (Ettore Scola, 1980), Colpire al cuore (Gianni Amelio, 1982), Vivement dimanche! (Finalmente domenica!, François Truffaut, 1983), Rendez-vous (André Téchiné, 1985), Trois couleurs: rouge (Tre colori ‒ Film rosso, Krzysztof Kiešlowski, 1994). La timidezza propria dell’attore, trasferita nei molti personaggi interpretati, ora si è trasformata in un dolente disincanto volto alla consapevolezza pressante dello scorrere temporale e all’accettazione di una solitudine che può districarsi in una inedita libertà d’amare, soffusa di dolcezza e malinconia, come evidenziato dai teneri sguardi e i lievi sorrisi che si scambiano con Emmanuelle Riva (vinsero ambedue il Premio César per la loro interpretazione) in Amour, 2011, regia di Michael Haneke (Palma d’Oro al 65mo Festival di Cannes e Oscar Miglior Film Straniero), straziante ma necessaria riflessione su amore e morte, persistenza del ricordo e del dolore: una delle ultime, intense, interpretazioni di un attore che, citando e adattando alla chiusura dell’articolo quanto da lui stesso affermato nel libro-intervista scritto con André Asséo Alla fine ho deciso di vivere (Mondadori, 2014) ha rivelato la sua grandezza nel cercare gli accenti della verità, trovandoli, a forza di lavoro, dentro di sé.
Da ricordare anche i suoi lavori in qualità di regista cinematografico: Une journée bien remplie ou Neuf meurtres insolites dans une même journée par un seul homme dont ce n’est pas le métier (Una giornata spesa bene, 1973, anche sceneggiatore) e Le Maître-nageur (Il maestro di nuoto, 1979), mentre fra i doppiatori italiani si possono menzionare, fra gli altri (fonte Wikipedia), Paolo Ferrari (Estate violenta, Il sorpasso), Francesco Carnelutti (La terrazza), Cesare Barbetti (Angelica alla corte del re, La matriarca, La mia notte con Maud, Noi due senza domani, Un uomo, una donna: 20 anni dopo, Metti, una sera a cena, Così dolce… così perversa, La corsa della lepre attraverso i campi, Funerale a Los Angeles, Finalmente domenica!, Spostamenti progressivi del piacere, Appuntamento con l’assassino), Sergio Graziani (La morte ha fatto l’uovo, Un uomo, una donna, Z – L’orgia del potere, Il ladro di crimini, Il conformista, Il montone infuriato, Passione d’amore, Flic Story, Tre colori – Film rosso).
L’ha ripubblicato su Lumière e i suoi fratelli.
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