Autore piuttosto poliedrico nel ricercare una del tutto personale espressività, dalle tematiche neorealiste degli esordi alle meditazioni, pregne di un’attenta analisi psicologica, sulla plurivocità dell’umana essenza, ma anche concretamente impegnato nel sostenere un solido legame tra l’impegno sociale e politico e l’ambito culturale, Francesco, Citto, Maselli ci ha lasciato ieri, martedì 21 marzo (Roma, 1923). Una volta diplomatosi al Centro Sperimentale di Cinematografia, frequentato dopo aver abbandonato gli studi liceali e partecipato alla Resistenza, Maselli diede il via alla sua attività lavorando come aiuto regista, citando al riguardo le esperienze con Michelangelo Antonioni (L’amorosa menzogna, 1949; Cronaca di un amore, 1950, titolo per il quale collaborò anche alla sceneggiatura), Luigi Chiarini (Patto col diavolo, 1950) e Luchino Visconti (La signora senza camelie, 1953), esordendo frattanto in autonomia girando il documentario Tibet proibito (1949), per poi essere coinvolto da Cesare Zavattini nell’episodio Storia di Caterina del film L’amore in città (1953), che vedeva all’opera anche il citato Antonioni, insieme a Federico Fellini, Alberto Lattuada e lo stesso Zavattini nel riportare sullo schermo determinati accadimenti, interpretati da coloro che vi erano rimasti coinvolti nella vita reale. Il debutto nei lungometraggi avvenne nel 1955 con Gli sbandati, presentato alla 16ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove ottenne una menzione speciale da parte della Giuria.
Nel narrare le vicende di tre ragazzi dell’alta borghesia nel corso dell’estate del 1943, quando l’Italia era soggetta all’occupazione delle truppe tedesche, alle prese, messi alle strette dall’incalzare degli eventi, con delle definitive scelte di vita da concretizzare, il 25enne Maselli realizzò “una delle poche opere degli anni Cinquanta che dimostri di non voler interrompere il filo con la tradizione neorealista e, al tempo stesso, di volerla adattare ad uno sguardo più comprensivo della storia” (Gian Piero Brunetta, Il cinema neorealista italiano. Da Roma città aperta a I soliti ignoti, Editori Laterza, 2009). Dopo La donna del giorno (1957), il regista riprenderà le tematiche dell’ignavia borghese, sullo sfondo della provincia italiana di inizio anni Sessanta, con I delfini (1960), che vedeva tra gli sceneggiatori Alberto Moravia, del cui romanzo Gli indifferenti (1929) il nostro quattro anni più tardi metterà in scena il primo adattamento cinematografico. Tentata la via della commedia virata al giallo/thriller con i successivi Fai in fretta ad uccidermi…ho freddo! (1967) e Ruba al prossimo tuo… (1968), protagoniste rispettivamente le coppie Monica Vitti – Jean Sorel e Claudia Cardinale-Rock Hudson, Maselli a partire dagli anni Settanta farà ritorno a temi a lui più congeniali, ovvero l’impegnata disamina politica nella cornice di determinati eventi storici, quali la guerra in Vietnam (Lettera aperta a un giornale della sera, 1970) e il ventennio fascista in Italia (Il sospetto, 1973), con individui, intellettuali, militanti di partito, intenti a fronteggiare vari dilemmi ideologici ed esistenziali, tra inazioni e prese di responsabilità.
Nel ricordare anche il suo lavoro rivolto al piccolo schermo, citando, tra gli altri, Tre operai, 1980, serie composta da tre episodi, e Il compagno, 1999, rispettivamente tratti dagli omonimi romanzi di Carlo Bernari (1934) e Cesare Pavese (1947), risulta poi pregevole l’attenzione volta da Maselli alla psicologia femminile, pur se con risultati discontinui, a partire da Storia d’amore, 1986, presentato in concorso alla 43ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove conseguì il Gran Premio Speciale della Giuria (ex aequo con Il colombo selvatico, Čuzaja, belaja i rjaboj, Sergei Solov’ëv), mentre la protagonista Valeria Golino venne premiata con la Coppa Volpi alla Migliore Attrice, proseguendo con Codice privato (1988), Il segreto (1990) e L’alba (1991). A testimonianza del profondo legame tra impegno civile e cinematografia, non dimenticando come Maselli fu presidente dell’Associazione Nazionale degli Autori Cinematografici, contribuendo a creare la nuova legge sul cinema del 1999, oltre ad essere stato tra i fondatori dell’Alleanza Mondiale del Cinema, assumono infine rilevanza le ultime realizzazioni, foriere dei mutamenti che stiamo tuttora vivendo all’interno della nostra società anche a livello mondiale, quali Cronache del terzo millennio (1996), la supervisione del film collettivo Un mondo diverso è possibile, 2001, incentrato sugli eventi conseguenti al G8 di Genova, Frammenti di Novecento (2005), e soprattutto Le ombre rosse, 2009, illuminante nella sua concreta lungimiranza.
L’ha ripubblicato su Lumière e i suoi fratelli.
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