“Che cos’è il genio? E’ fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione”: questa frase esternata dal Perozzi (Philippe Noiret, doppiato da Renzo Montagnani) in una sequenza del mai dimenticato Amici miei (Mario Monicelli, 1975), volta a commentare una feroce burla del Necchi (Duilio Del Prete) improvvisata al momento, credo possa fornire adeguata sintesi dell’attività svolta con sagacia ed ironia sottile e garbata, ma anche piuttosto incisiva, da Enrico Vaime nella sua poliedrica attività di autore televisivo, scrittore, drammaturgo, conduttore televisivo e radiofonico, dal 1960 ai giorni nostri. Di Vaime, morto ieri, domenica 28 marzo, a Roma (era nato a Perugia nel 1936), i miei ricordi vanno indietro nel tempo, colorati dal bianco e nero delle trasmissioni televisive, i varietà del sabato sera di “mamma Rai” che vedevo da bambino e che rivedo tutt’oggi per ritrovare e vivere sensazioni ed emozioni che non sempre riesce a suscitarmi la televisione attuale. Uno su tutti, Tante scuse, 1974, conduzione di Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, quest’ultimo fra gli autori, insieme ad Italo Terzoli e Vaime, a costituire il noto sodalizio artistico Terzoli & Vaime cui tanto deve la produzione dello spettacolo televisivo italiano dagli anni ’60 agli anni ’80. Ma più che un elenco delle sue realizzazioni, preferisco rammentarne l’umorismo intelligente e la pungente ironia con alcune frasi estrapolate da alcune interviste o rinvenibili nelle sue raccolte d’aforismi, che potete leggere qui di seguito.
“Sono entrato in Rai 46 anni fa, con un concorso pubblico. Entrarono con me Liliana Cavani, Giuliana Berlinguer, Francesca Sanvitale, Carlo Fuscagni, Giovanni Mariotti, Leardo Castellani. A quel punto hanno capito che era rischioso e non ne hanno fatti più”. (dall’intervista di Claudio Sabelli Fioretti, Corriere Magazine, 6 aprile 2006, riportata su SabelliFioretti.it).
“Se l’Italia si è mossa è grazie alla velocità di comunicazione della televisione. La tv ha fatto quello che fanno le scuole per i ciucci“.
“In questo paese di ignoranti uno che riesce a distinguere un condizionale da un congiuntivo rischia di passare per intellettuale”.
“La nostalgia si giova spesso dei vuoti di memoria”.