Lo scorso 6 settembre è morto a Roma Nino Castelnuovo (Francesco C. all’anagrafe, Lecco, 1936), attore piuttosto sensibile nella resa immedesimativa del personaggio che si trovava ad interpretare, sia in qualità di protagonista che di caratterista, oltre ad essere dotato di un’estrema versatilità, spaziando con disinvoltura dal grande al piccolo schermo. Proprio in tale ultimo ambito avvenne il suo debutto artistico, dopo aver svolto vari lavori, fin da bambino, oltre a praticare la ginnastica artistica e il ballo ed essere stato allievo della scuola del Piccolo Teatro di Milano, diretto da Giorgio Strehler: nel 1957 infatti apparve nella commedia Il trionfo del diritto, di Nicola Manzari, per la regia di Mario Landi, per poi prendere parte in qualità di mimo al programma Zurlì il mago del giovedì di Ciro Tortorella, mentre due anni più tardi esordì al cinema, interpretando Diomede ne Un maledetto imbroglio di Pietro Germi, rielaborazione del romanzo Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, scritto da Carlo Emilio Gadda nel 1957. Nel 1960 prese parte a film di rilievo, in ruoli secondari, quali Il gobbo (Carlo Lizzani), Tutti a casa (Luigi Comencini), Rocco e i suoi fratelli (Luchino Visconti), per poi conoscere il grande successo, a livello internazionale, col suggestivo e romantico film opera Les parapluies de Cherbourg, 1964, per la regia di Jacques Demy, protagonista accanto a Catherine Deneuve, che si aggiudicò il Gran Prix (l’equivalente della odierna Palma d’Oro) al 17mo Festival di Cannes, anche se la notorietà definitiva, almeno nel nostro paese, Castelnuovo l’ottenne nei panni di Renzo Tramaglino nello sceneggiato televisivo I promessi sposi (1967, Sandro Bolchi; Paola Pitagora interpretava Lucia), fedele trasposizione dell’omonimo romanzo di Alessandro Manzoni, andato in onda dall’1 gennaio al 19 febbraio 1967 sul Programma Nazionale di mamma Rai. Seguirono negli anni partecipazioni a molti film (fra i quali Un mondo nuovo, 1966, Vittorio De Sica; Certo, certissimo, anzi… probabile, 1969, Marcello Fondato; Un esercito di 5 uomini, 1969, Italo Zingarelli; Il rompiballe, L’emmerdeur, 1973, Édouard Molinaro; Il paziente inglese, The English Patient, 1996, Anthony Minghella) e sceneggiati/fiction (Ritratto di donna velata, Flaminio Bollini, Programma Nazionale Rai, 1975; Il maresciallo Rocca; Incantesimo 6), sempre nel segno distintivo di una recitazione misurata, attenta a far risaltare ogni aspetto caratteriale dei personaggi interpretati.