Piera Degli Esposti (1938-2021)

Piera Degli Esposti (Il Giornale)

Addio a Piera Degli Esposti, morta oggi, sabato 14 agosto, a Roma. Nata a Bologna nel 1938, è stata un’attrice (ma anche, fra l’altro, aiuto regista, scrittrice, poetessa, regista di opere liriche) la cui carriera, sempre all’insegna della massima poliedricità, ha attraversato teatro, cinema e televisione, nella capacità di offrire, alternando intensità istintiva ed estrema sensibilità, uno stile interpretativo piuttosto personale, come notò Eduardo De Filippo, che la definì “o’verbo nuovo”, dopo averla vista recitare in Molly cara nel 1979 (dall’Ulisse di James Joyce, traduzione di Giulio de Angelis, adattamento di Ettore Capriolo e regia di Ida Bassignano). Una forte determinazione ne ha caratterizzato tanto la vita quanto l’ attività artistica, libera dalle pastoie di qualsivoglia convenzione su entrambi i fronti, pronta a sperimentare, una volta che fu respinta dall’Accademia, percorsi che le permettessero di dedicarsi totalmente alla recitazione, rendendo ogni ruolo interpretato del tutto suo, colmo di una concreta unicità, con quella voce così particolare ed una presenza scenica tracotante, paravento entrambe di un’innata timidezza. Dopo aver frequentato gruppi sperimentali, congruo percorso formativo, ecco l’esordio sul palcoscenico al Teatro dei 101, diretto da Antonio Calenda, insieme ad altre giovani promesse come Nando Gazzolo e Gigi Proietti, in Dieci minuti a Buffalo, affermandosi poi come prima attrice al Teatro Stabile dell’Aquila, diretta, fra il 1969 e il 1974, da registi quali (fonte Wikipedia) il citato Calenda (Operetta, Witold Gombrowicz), Aldo Trionfo (Feversham, anonimo elisabettiano), Giancarlo Cobelli (La pazza di Chaillot, Jean Giraudouxi; La figlia di Iorio, Gabriele D’Annunzio; Antonio e Cleopatra, William Shakespeare).

Simbolo di un mondo culturale “resistente”, contro tutto e contro tutti, ai giorni nostri instradato, fatte salve benvenute eccezioni, sulla via dell’estinzione, Piera Degli Esposti comprese però che arroccarsi all’interno di un’unica dimensione artistica quale turris eburnea non comportasse poi grandi vantaggi, a partire dall’impossibilità di condividere le proprie potenzialità con un pubblico il più vasto possibile, magari da stimolare opportunamente più che assecondare riguardo l’eventuale apprezzamento, che comunque non tardò ad arrivare: ecco allora la partecipazione nel 1963 al terzo (Un testimone per uccidere) dei sei episodi della serie televisiva Ritorna il tenente Sheridan diretta da Mario Landi e poi, 1966, allo sceneggiato televisivo Il Conte di Montecristo, tratto dall’omonimo romanzo di Alexandre Dumas, diretto da Edmo Fenoglio, 8 puntate, programmi andati entrambi in onda sul Programma Nazionale di mamma Rai, mentre l’anno seguente sarà la volta del cinema, con Trio, per la regia di Gianfranco Mingozzi, cui seguirono titoli come Questi fantasmi (1968, Renato Castellani), Sotto il segno dello scorpione (Paolo e Vittorio Taviani, 1969), Medea (Pier Paolo Pasolini), Bisturi-La mafia bianca (1973, Luigi Zampa), sempre in alternanza alla mai abbandonata attività teatrale, dove continuò a riscuotere grande successo, con interpretazioni memorabili nell’essere attraversate dal fil rouge di una personalità sempre più forte, plasmatasi all’insegna dell’autodeterminazione e di una concreta emancipazione.

(IMDb)

Nel 1980 l’amica Dacia Maraini in Storia di Piera ne raccontò l’infanzia tormentata in forma di romanzo, il quale fu oggetto di una adattamento cinematografico nel 1983 ad opera dell’attrice e della scrittrice, per la regia di Marco Ferreri, che ricorse poi al loro lavoro di sceneggiatrici l’anno seguente, per Il futuro è donna. Sempre rilevanti poi le interpretazioni offerte in Giocare d’azzardo (Cinzia Th.Torrini, 1982), Sogni d’oro (Nanni Moretti, 1983), così come quelle nate dalla collaborazione artistica con Lina Wertmüller (Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante di strada,1983; Il decimo clandestino,1989; Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e di politica, 1996) o, in teatro, con Carmelo Bene. Fra i tanti film cui ha preso parte sono certo da ricordare L’ora di religione (Marco Bellocchio, 2002), la cui interpretazione della zia del protagonista Ernesto Picciafuoco, interpretato da Sergio Castellitto, le valse il David di Donatello come Miglior Attrice non Protagonista, La sconosciuta (Giuseppe Tornatore, 2006), mentre riguardo i lavori televisivi credo siano da menzionare il ruolo di Perpetua ne I promessi sposi di Salvatore Nocita, miniserie tratta dall’omonimo romanzo di Alessandro Manzoni (5 puntate, novembre- dicembre1989, Rai Uno) e soprattutto quello di Clelia Arcangeli nella fiction Tutti pazzi per amore (Rai Uno, tre stagioni, dal 7 dicembre 2008 all’1 gennaio 2012), per una caratterizzazione colma di autoironia, sarcasmo e sano cinismo, un tocco di ulteriore irriverenza (indimenticabile la sua interpretazione di Single Ladies, Beyoncé, 2008, nel 15mo episodio) a chiudere il cerchio di una carriera vissuta all’insegna della duttilità consapevole e mirata, combattendo sempre e comunque per l’affermazione del proprio talento, senza mai dimenticare, riprendendo quanto scritto nel corso dell’articolo, l’opportunità offerta dalla grande popolarità.


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