Un ricordo di Renato Scarpa

Renato Scarpa (Huffington Post)

E’ morto ieri, giovedì 30 dicembre, a Roma, l’attore, teatrale, cinematografico e televisivo, Renato Scarpa (Milano, 1939). La sua estrema duttilità nel sapere adattare il proprio registro recitativo dal comico al drammatico, arricchito di volta in volta da sottili sfumature espressive volte ad una pregnante umanità, ha consentito di offrire una per certi versi inedita rilevanza alla figura che al cinema gli è sempre stata propria, ovvero quella del caratterista, non limitandola, come solitamente avviene, all’identificazione totale con il genere in cui un interprete si trovi frequentemente a recitare. Scarpa iniziò a calcare i palcoscenici teatrali quando era studente di Architettura a Milano, per poi frequentare nella Capitale il Centro Sperimentale di Cinematografia e debuttare sul grande schermo nel 1969, con Sotto il segno dello scorpione, di Vittorio e Paolo Taviani, che lo diressero anche in San Michele aveva un gallo (1973), mentre nel 1972 recitò in Nel nome del Padre, di Marco Bellocchio. Da qui in poi la presenza di Scarpa in vari titoli del nostro cinema, così come nel corso degli anni di molte serie televisive, divenne una piacevole costante, diretto da registi quali, fra gli altri, Giuliano Montaldo (Giordano Bruno, 1973; Il giocattolo, 1979), Luigi Comencini (Delitto d’amore, 1974), Steno (La poliziotta, 1974; Piedone a Hong Kong, 1975), Roberto Rossellini (Anno uno, 1974; Il Messia, 1975), Dario Argento (Suspiria, 1977), Liliana Cavani (Al di là del bene e del male, 1977), Mario Monicelli (Un borghese piccolo piccolo, 1977). Negli anni ’80 ecco una serie di ruoli che daranno a Scarpa la grande notorietà, a partire dall’interpretazione di Sergio, amico del coatto Enzo interpretato da Carlo Verdone, al suo debutto registico con Un sacco bello (1980).

Scarpa e Carlo Verdone, Un sacco bello (Noi degli 80-90)

Entrambi in viaggio verso Cracovia a bordo di una rombante spider, con Sergio a rivelare però un carattere molto più mite, lontano dalle fanfaronate e dalle arie da scafato viveur di Enzo, oltre a non apparire propriamente entusiasta del paventato tour volto a conquistare donne dell’Est con donazioni a base di calze di seta e penne a sfera. Indimenticabile poi lo splendido duetto in Ricomincio da tre (1981) con Gaetano/Massimo Troisi “napoletano viaggiatore e non emigrante”, anche lui regista ed attore esordiente al cinema: qui Scarpa interpretava il timido e complessato Robertino, “diversamente giovane” succube delle attenzioni materne (“Mammina dice che io ho i complessi nella testa…”), che Gaetano cercava invano di stimolare all’emancipazione (Ma vaffan***o tu e mammina!). Altrettanto memorabile il dialogo con il Prof. Bellavista interpretato da Luciano De Crescenzo nel film da quest’ultimo diretto Così parlò Bellavista (1984, anche in tal caso un debutto registico), mentre Scarpa rivestiva i panni del Dr. Cazzaniga. Lo stoico “uomo di libertà” e l’epicureo “uomo d’amore”, finalmente a confronto causa incontro fortuito in ascensore, per di più bloccato causa guasto, dopo essersi odiati a distanza sulla base di ottuse supposizioni e preconcetti, avranno la piacevole sorpresa di scoprire similitudini nel condividere le quotidiane ambasce e l’attrazione empatica scaturita da un’eguaglianza che trova il suo fondamento su una conclamata diversità: (…) (…) “No, no … Se mi danno il tè alla mattina è come se mi dessero una sberla! E’ mia moglie che ama il tè, ma, sa, lei è tedesca e i tedeschi, caro professore, non sono come noi …”. “Si è sempre meridionali di qualcuno”.

Luciano De Crescenzo e Scarpa, Così parlo Bellavista (Fanpage)

Il personaggio del Dr. Cazzaniga venne ripreso da Scarpa nel successivo Il mistero di Bellavista, sempre con De Crescenzo regista ed interprete, alternando poi, riprendendo quanto scritto nel corso dell’articolo, cinema e televisione, oltre che il mai abbandonato teatro, dando quindi vita, fino a giorni nostri, a collaborazioni importanti come quelle con Maurizio Nichetti (Ladri di saponette, 1989; Volere volare, 1991; Stefano Quantestorie, 1993; Honolulu Baby, 2001) e Nanni Moretti (La stanza del figlio, 2001; Habemus Papam, 2011), recitando nuovamente con Troisi (Il postino, Michael Radford, 1994) ed apparendo anche in produzioni internazionali ( The Talented Mr. Ripley, Anthony Minghella, 1999, liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Patricia Highsmith, 1955; The Tourist, 2010), fino a giungere nel 2019 all’ultima apparizione cinematografica con Domani è un altro giorno, diretto da Simone Spada (remake del film spagnolo Truman, Cesc Gay, 2015), ricordando in chiusura la toccante interpretazione, sobria e vibrante al contempo, di Anselmo, anziano militante del Sindacato Pensionati della CGIL in Diaz – Don’t Clean Up This Blood (Daniele Vicari, 2012), film incentrato sugli accadimenti avvenuti nel corso del G8 di Genova.


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